Perché scriviamo, e ora anche pubblichiamo, su
amazon non costa niente, in tipografia pochi euro, quanto un biglietto per la
partita? Perché ci piace, e questa è l’epoca dei piaceri, molti sono anche
cuochi, ballerini di tango, maratoneti. Ma il tema è d’obbligo nella sociologia
della letteratura, di cui è l’oggetto – quindi eccezionale, misterico,
salvifico.
“Narciso, di più”, diceva Forni vent’anni fa dei
suoi interlocutori, per lo più donne. Ma leggendo le loro “vite”, non
immaginarie, sono di un’umiltà disarmante, seppure vantino corone di premi. E
si sa come vanno queste cose: i premi sono per lo più riconoscimenti fra amici.
Una cresta ci viene solitamente fatta sopra, ma modesta. Nulla di scandaloso,
dunque.
Sono diverse le risposte degli scrittori nella
rivista di Camon. “Scrivo perché mi sento l’essere più infelice del mondo”,
Cerami. “Forse si scrive per sapere perché si scrive”, Orengo. “Forse scrivo
per una forma di scongiuro contro la morte”, Siciliano. “Perché mi piace
leggere”, Benni. Ma molti scrittori non leggono, o pochissimo. Un’inchiesta inutile.
Anche a futura memoria, come documentazione. Proust, per esempio,
riscriveva sempre.: ogni volta che aveva in mano una bozza, la riscriveva da
cima a fondo – di(ri)leggeva e (ri)scriveva..
Forse è difficile far vivere gli scrittori, se neppure chiedergli perché li rianima. Ma perché ritenere la scrittura un fatto eccezionale?
Forse è difficile far vivere gli scrittori, se neppure chiedergli perché li rianima. Ma perché ritenere la scrittura un fatto eccezionale?
Perché
scrivete? Rispondono 109 scrittori italiani, “Nord-Est” n. 6
Alberto Forni, Autobiografie di scrittori non
illustri
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