Una
guerra organizzata e dichiarata e poi rinviata è una guerra persa. Ma non è la
vittoria militare l’obiettivo di Obama. L’obiettivo è la dislocazione della
Siria. Come già in Afghanistan, Iraq, Tunisia, Egitto, Libia. Non quella
fisica, questa è vecchia fisima diplomatica, spionistica e militare. Difficile
e anche innecessaria. Meglio funziona l’impasse,
la divisione politica, sociale, tribale, religiosa, confessionale. Che dà
gli stessi risultati senza spostare le frontiere.
Ciò
che sta succedendo non è mai successo, ma solo se si guarda alla politica di
potenza con le cannoniere e la mobilitazione totale. Che invece è finita da
tempo. Nella politica delle alleanze, fino alla guerra fredda, si privilegiava
la stabilità. Ora il controllo si esercita meglio con l’instabilità, evitando
condizionamenti e ricatti: l’instabilità
sterilizza, inabilita, mette fuori corso.
“Tutti contro tutti”
Il
fatto è semplice, e univoco: scontato il caro-petrolio, le potenze arabe della
conservazione (Arabia Saudita e Emirati), gli Usa, e Israele, governano la
regione con la guerra civile. Una hobbesiana guerra di “tutti contro tutti”,
senza progetto e senza esito possibili, con occasionali bombardamenti. La vera
reazione all’11 settembre non sono state le guerre ma le disarticolazioni dei paesi
arabi, con le guerre e con i golpe democratici – che non escludono i controgolpe,
come in Palestina e ora in Egitto, per passi falsi evidentemente commessi dall’autorità
eletta.
L’esitazione
di Obama non è debolezza. Forse è indecisione, più probabilmente è teatro: una
piega in più nella disarticolazione. Un effetto l’ha già ottenuto: la guerra
civile in Siria, che sembrava desistere, si rinfocola. Anzi due: la Russia si è
legata a un regime che non controlla e non dà affidamento. Se non tre: il
vecchio “mondo arabo” è inebetito, e senza più voce.
La globalizzazione è americana
Certamente
lo stallo non è effetto dell’isolazionismo americano, categoria vecchissima. Gli
Usa sono globali in anticipo, sono loro che hanno creato e imposto la globalizzazione
- l’Europa ci sta ancora arrivando. Secondo una strategia ben enucleata, da Kissinger
a Clinton e ai Bush. In risposta all’economia multinazionale degli anni
1960-1980, solidamente americana.
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