domenica 8 settembre 2013

La strategia dell’instabilità

Una guerra organizzata e dichiarata e poi rinviata è una guerra persa. Ma non è la vittoria militare l’obiettivo di Obama. L’obiettivo è la dislocazione della Siria. Come già in Afghanistan, Iraq, Tunisia, Egitto, Libia. Non quella fisica, questa è vecchia fisima diplomatica, spionistica e militare. Difficile e anche innecessaria. Meglio funziona l’impasse, la divisione politica, sociale, tribale, religiosa, confessionale. Che dà gli stessi risultati senza spostare le frontiere.
Ciò che sta succedendo non è mai successo, ma solo se si guarda alla politica di potenza con le cannoniere e la mobilitazione totale. Che invece è finita da tempo. Nella politica delle alleanze, fino alla guerra fredda, si privilegiava la stabilità. Ora il controllo si esercita meglio con l’instabilità, evitando condizionamenti e ricatti:  l’instabilità sterilizza, inabilita, mette fuori corso.
“Tutti contro tutti”
Il fatto è semplice, e univoco: scontato il caro-petrolio, le potenze arabe della conservazione (Arabia Saudita e Emirati), gli Usa, e Israele, governano la regione con la guerra civile. Una hobbesiana guerra di “tutti contro tutti”, senza progetto e senza esito possibili, con occasionali bombardamenti. La vera reazione all’11 settembre non sono state le guerre ma le disarticolazioni dei paesi arabi, con le guerre e con i golpe democratici – che non escludono i controgolpe, come in Palestina e ora in Egitto, per passi falsi evidentemente commessi dall’autorità eletta.
L’esitazione di Obama non è debolezza. Forse è indecisione, più probabilmente è teatro: una piega in più nella disarticolazione. Un effetto l’ha già ottenuto: la guerra civile in Siria, che sembrava desistere, si rinfocola. Anzi due: la Russia si è legata a un regime che non controlla e non dà affidamento. Se non tre: il vecchio “mondo arabo” è inebetito, e senza più voce.
La globalizzazione è americana
Certamente lo stallo non è effetto dell’isolazionismo americano, categoria vecchissima. Gli Usa sono globali in anticipo, sono loro che hanno creato e imposto la globalizzazione - l’Europa ci sta ancora arrivando. Secondo una strategia ben enucleata, da Kissinger a Clinton e ai Bush. In risposta all’economia multinazionale degli anni 1960-1980, solidamente americana.

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