“Nel periodo dal
10 settembre al 10 novembre 1941 le nostre unità hanno effettuato «azioni
secondo l’uso di guerra»:
Adulti Bambini
uomini 4146 maschi
126
donne 1033 femmine 92
totale 5397”
Hanno
assassinato cioè 5.397 persone. Il “totale” è di ebrei, con alcuni vagabundieren Mongolen - zingari. Più qualche
migliaio di prigionieri di guerra, non compresi in queste “azioni”, bensì
“sottoposti a trattamento speciale”. Sono il sottinteso – il sottofondo non
detto – della incessante attività quotidiana delle SS combattenti, unità della Wehrmacht, dell’esercito tedesco, in Ucraina nella guerra all’Urss,
dove l’ipocrisia (non sono eufemismi, sono parole d’ordine) è pari alla
violenza. Un totale d’infamia ineguagliabile.
Fatti tradurre
nel 1966 da Fruttero e Lucentini per la collana Presadiretta” che dirigevano, con
una nota indignata, questi diari sono il noiosissimo giornale di guerra di
alcune unità SS impegnate all’Est nell’Operazione Barbarossa. Una pubblicazione
allora propagandistica - la raccolta era stata fatta a Praga - che si anima
documentariamente per i gerghi in cui i diari di guerra avvolgevano, con la
guerra vincente, i crimini contro l’umanità. Denominandoli sarcasticamente
“secondo l’uso di guerra”, contro ebrei, zingari e prigionieri di guerra, e
“trattamento speciale” contro i russi. Di cui evidentemente erano a conoscenza
tutti, dagli ufficiali subalterni, e anzi dai sottufficiali, agli stati
maggiori. La prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, del disegno politico e
militare dello sterminio.
Non c’è
negazionismo possibile per il disonore. Nella burocraticissima rendicontazione
sono pochi, due dozzine di righe, i cenni allo sterminio. Ma senza vergogna:
“Quattro uomini, quattro donne e sette bambini, sospetti di appartenenza a
bande, vengono sottoposti a trattamento speciale”. Cioè “a esecuzione
immediata”. Questo non si deve dire. Ma che dei bambini, magari ebrei, siano a
capo delle bande partigiane è invece prospettazione credibile.
Questo avveniva in
un’area antirussa e antipolacca, l’Ucraina e i paesi baltici, che aspettava i tedeschi come liberatori. La
unità combattenti passavano buona parte della giornata a individuare, cercare e
fucilare ebrei. E ucraini o baltici complici dei russi. Alcuni giorni poche
unità, più spesso a decine e centinaia. Impegnando quattro brigate, di 7 mila
effettivi l’una.
Delle quattro
brigate, però, la cavalleria si distingue: uccide 14 mila ebrei nelle prime due
settimane di attività, sotto il nome in codice di “saccheggiatori”, 6.526 nella
terza. Sempre riferendone per anacoluti, del tutto anomali in un rapporto
burocratico ma di senso evidente per la gerarchia di riferimento e per gli
atti. Qui manca il soggetto e l’oggetto: “Il sistema di sospingere donne e
bambini nelle paludi non ha avuto il successo che ci si poteva attendere, non
essendo le paludi abbastanza profonde perché ne potesse conseguire un
affondamento”. Questo succedeva con la gloriosa avanzata. Poi, nel gelo e nelle
ritirata, l’infamia non si contò più.
Alla brigata di
cavalleria era stato affidato da Himmler il compito specifico di “rastrellamento
sistematico”. Con l’ausilio di una legione Niederland e di una legione Flandern.
Una sola squadra, otto militi, più il sergente Arlt, del 2do plotone di una non
specificata compagnia di SS, in azione a Minsk nella Bielorussia, tra maggio e agosto
del 1942 “porta alla fossa” - in “grandi fosse” che ha appositamente scavate -
una dozzina di “trasporti di ebrei da Vienna”, di “mille pezzi” l’uno e un paio
di tremila. Più 6.000 dopo “un’azione in grande stile effettuata nel ghetto di
Minsk” (il 16 ottobre 1943 a Roma si applica uno schema collaudato).
La cavalleria
era agli ordini del colonnello, poi generale, Fegelein, pupillo di Himmler e comandante
della scuola di cavalleria delle SS. Che a giugno 1944 sposerà in pompa a
Berlino, malgrado le bombe, quasi quarantenne, la sorella trentenne di Eva
Braun, Margaretha, per divenire quasi cognato di Hitler. Salvo esserne da lui degradato
e fatto fucilare sommariamente negli ultimi giorni, quando abbandonò il bunker
per salvarsi dall’Armata Rossa.
Diari di guerra delle SS, a cura di
C.Fruttero e F.Lucentini
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