Meglio
che un congresso le primarie. Per chi governerà il partito: l’assemblea del Pd
ha fatto una scelta che crede democratica e liberatoria e invece non lo è nei
fatti. Anzi potrebbe essere, com’è stata finora, traditrice. La politica non
ama i vuoti. La politica non s’improvvisa. La politica è una summa – una risultante. Sono frasi fatte
ma hanno più senso delle primarie. Un breve excursus
lo prova.
La
chiusura dei pochi metri di Colosseo ancora contornati dal traffico, operazione
semplice, Ignazio Marino ha complicato all’inverosimile. E un’Olimpiade che
nessuno vuole ha proposto. Nient’altro ha fatto, a meno che non siano vere le
voci sulle sue intenzioni: ridurre i campi rom (tre sono stati già sgomberati,
senza motivo), cacciare gli occupanti dal teatro Valle, cacciare il
sovrintendente Catello dall’Opera, non potendo cacciare il maestro Muti – due
che hanno dato in tre anni lustro mondiale, meglio della Scala, a un’Opera
abituata da sempre a non lavorare. Il neo sindaco di Roma Marino, ex candidato
a tutte le primarie, conferma che, così come le pratica il Pd, le primarie stesse
sono una selezione bruta, dopo il mago Veltroni, il fenomeno Renzi e il Rodotà
di Grillo.
Le
primarie, dove funzionano come selezione politica, cioè negli Usa, sono uno
strumento complesso e “di partito”. Servono per allargare il partito alle nuove
generazioni e alla platea del voto, non a combatterlo. E nelle ultime sei
elezioni presidenziali, da Clinton in poi, sono state strumento formidabile di
finanziamento della politica. Non sono centro di spesa e palestra per parvenu.
Renzi è diventato un leader, al punto da pensarsi unico, dopo una gara con tre vecchi ex comunisti rinscimuniti che si dividevano il voto del loro (ex) partito. Questo non sarebbe stato possibile negli Usa. O allora con effetti deleteri. Si prenda Obama, che ha preso tutti di sorpresa, per la gioventù, il colore, la prestanza: alla sua prima prova ha perso una guerra che non ha fatto: non trova le prove per cui ha dichiarato la guerra, incorona Assad gentiluomo, si fa propagandare, dai suoi stessi servizi segreti, gli oppositori in Siria come sfruttatori delle “volontarie”. Dopo non aver saputo governare l’economia e la banca per cinque anni ormai - non ha nemmeno un candidato alle Federal Reserve. L’altra grande sorpresa presidenziale, Kennedy, premiato perché giovanile, cattolico, jet-set, amante delle belle donne, è stato probabilmente il peggior presidente del dopoguerra: due guerre perse, al Vietnam e a Cuba, quella a Cuba assortita di un embargo odiosissimo di ormai mezzo secolo, e la crisi dei missili, una quasi guerra nucleare.
Quanto al voto popolare: sarebbe stato Kennedy rieletto? Obama c’è riuscito contro un non-candidato - chi era? L’establishment - destra e sinistra unite - governa anche con le non candidature.
Renzi è diventato un leader, al punto da pensarsi unico, dopo una gara con tre vecchi ex comunisti rinscimuniti che si dividevano il voto del loro (ex) partito. Questo non sarebbe stato possibile negli Usa. O allora con effetti deleteri. Si prenda Obama, che ha preso tutti di sorpresa, per la gioventù, il colore, la prestanza: alla sua prima prova ha perso una guerra che non ha fatto: non trova le prove per cui ha dichiarato la guerra, incorona Assad gentiluomo, si fa propagandare, dai suoi stessi servizi segreti, gli oppositori in Siria come sfruttatori delle “volontarie”. Dopo non aver saputo governare l’economia e la banca per cinque anni ormai - non ha nemmeno un candidato alle Federal Reserve. L’altra grande sorpresa presidenziale, Kennedy, premiato perché giovanile, cattolico, jet-set, amante delle belle donne, è stato probabilmente il peggior presidente del dopoguerra: due guerre perse, al Vietnam e a Cuba, quella a Cuba assortita di un embargo odiosissimo di ormai mezzo secolo, e la crisi dei missili, una quasi guerra nucleare.
Quanto al voto popolare: sarebbe stato Kennedy rieletto? Obama c’è riuscito contro un non-candidato - chi era? L’establishment - destra e sinistra unite - governa anche con le non candidature.
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