Non
c’è fatto né notizia. Ma per la quarta volta in un anno veniamo informati che
Napolitano sarà interrogato al processo palermitano Stato-mafia. E insomma,
quasi indagato. Perché in realtà, come dubitarne?, è colpevole., etc. etc.
Il
presidente della Repubblica convocato come testimone alla trattativa
Stato-mafia è una cosa ridicola ma non inoffensiva. Poiché ridicola è la
Procura di Palermo, e tragicamente ridicola la Corte d’assise di Palermo che la
asseconda.
Primo,
perché il processo è ridicolo. Secondo perché Napolitano è chiamato a dire se
ha ricevuto una lettera – la quale è pubblica. Terzo, perché si fa il nome di
Napolitano per “uscire sul giornale” – periodicamente: dieci mesi fa come
ipotesi, otto mesi fa per il deposito della lista dei testimoni da parte del Pm,
il 19 maggio perché la Corte d’assise ne ha autorizzato la citazione, ora
perché il Pm conferma di volersene avvalere.
Il
quarto motivo potrebbe dare da pensare a Napolitano confrontato dalle
dimissioni minacciate dei parlamentari berlusconiani. La Corte d’assise di
Palermo ha autorizzato la citazione di tutti i testi nominati dalla procura
della Repubblica, 178. A Milano, ai processi contro Berlusconi, solitamente
gliene passano un decimo, al più. Benché la difesa possa solo difendersi in
tribunale, e dopo che la giustizia ha già consolidato alcune volte le accuse
sui giornali.
Dice:
l’accusa è seria. Sì?
Dice: lo Stato di diritto. Di qualediritto?Dice: la divisione dei poteri. Dove?
Che fare? Una parola chiara no?
Perché
tanta paura di Ingroia, uno che è fallito da giudice e perfino da politico? Si permette perfino di fare l’avvocato di parte civile nel processo che lui stesso ha montato da pm.
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