martedì 24 settembre 2013

Piovene si assolve con l’amico Eugenio

La meno nota e la più singolare delle narrative di Piovene. Il secondo “romanzo” di Eugenio Colorni, dopo “Le furie”, di un’amicizia tradita. Un omaggio anche alla Lombardia, quasi mistico, da parte del veneto Piovene – il racconto, abbozzato nel 1950, è di fatto quello della revisione, nel 1973-74, quando lo scrittore aspettava la morte (“scriveva con la sinistra”, avverte Mimì R. Piovene, la malattia progrediva dalla destra).
Un giovane lascia Milano per Boston nel 1935, dopo l’assassinio per motivi politici dell’amico-fratello Eugenio. Negli Usa si fa una vita di studi e lavoro, assistito da uno zio con la moglie americana, gli affetti limitando alla corrispondenza con la fidanzata, sorella di Eugenio. Finché, dopo la guerra, dopo dieci anni, la fidanzata non se lo va a riprendere a Boston. Resta con lui sposata un’altra decina d’anni, quelli che ci vogliono a indurlo al ritorno. E al ritorno, con la lieta sorpresa appunto della Lombardia “prepotente, nella sua dolcezza”, vivono felici e contenti.
Non un grande racconto. Ma “Eugenio” è vero, è Eugenio Colorni, l’amico di gioventù. Di un’amicizia che fu rotta nel 1931 per motivi politici, Piovene non volendosi impegnare nell’antifascismo – la vicenda ha propiziato il fascinosissimo racconto-documento di Sandro Gerbi, “Tempi di malafede”. L’amicizia fu riannodata nel 1939, malgrado un ennesimo strappo di Piovene, che aveva scritto in favore delle leggi razziali – Eugenio era ebreo. Ma nel 1944 Colorni morirà assassinato dai fascisti, e il suo ricordo resterà traumatico per Piovene. Anche per le intemperanze contro di lui del “fronte antifascista”, specialmente velenose e drammatiche nel 1963, quando Piovene avrebbe dovuto avere il premio Viareggio per l’analogo romanzo-saggio “Le furie”, doveva già faceva i conti con Eugenio – e con la patria Vicenza, invece della Lombardia.
Questo “Romanzo” è, più delle “Furie”, attorno all’amicizia difficile: la nostalgia, il trauma, il senso di colpa, la discolpa, l’accusa anche ai malevolenti. È un’autoassoluzione, dall’inizio alla fine. Polemica più che disperata. Con la sempre singolare vena morale con cui Piovene, filosofo fallito di formazione, intesse i suoi racconti.
Guido Piovene, Romanzo americano, remainders, pp. 129 € 4

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