La storia d’Italia comincia a metà
Ottocento. Pasquale Villari, Giuseppe La Farina, Luigi Zini, modenese
dimenticato, Carlo Botta, Luigi Carlo Farini, il futuro luogotenente di Cavour
che affosserà il progetto, e Isidoro Del Lungo sono all’opera per trovare “il
vincolo occulto” (Del Lungo) tra gli Stati italiani. Ma c’erano due partiti, e
gli studi si sono cristallizzati su due Italie. Lì sono rimasti, benché due Italie
siano altrettanto arbitrarie che una.
Cavour aveva mandato a Napoli Salvatore
Pes, marchese di Villamarina, col quale s’intratteneva in francese, e
l’ammiraglio Persano. Per far sollevare Napoli, prima che Garibaldi gliela
liberasse. Ci aveva pensato per tempo, inviando Villamarina a gennaio del 1860.
Ma il marchese non era ancora arrivato che già si disimpegnava col suo capo: “I
napoletani “tutti mentono più o meno… la nobiltà è nulla o sanfedista… La massa
è stupida e brutale… Nel terzo stato si trova qualche individualità, qualche
bella intelligenza, ma di natura paurosa, senza energia”. A febbraio si
ripeteva: “Li credo incapaci”. Persano sarà più diplomatico. Ma a metà agosto
Cavour si disse deluso con Ricasoli, niente rivoluzione a Napoli: “Gli abbiamo
dato tutti i mezzi per farla: armi, denari, soldati, uomini di consiglio,
uomini d’azione. Se la materia nel Regno è talmente infradicita da non essere
più suscettibile di fermento, io non so che farci”.
Altri meridionali fuorusciti e l’ammiraglio
Thaon de Revel misero in guardia Cavour sull’incapacità dei suoi inviati, che
per questo addebitavano ai napoletani la mancata sollevazione della città. Cavour
ci ripensò, che non poteva fare l’unità senza i suoi “cari napoletani”, ma era
già troppo tardi. Costantino Nigra, partendo per Napoli come segretario del
principe di Carignano, terza scelta di Cavour a Napoli in sostituzione del
cattivissimo Farini, aveva, confidò agli amici, “una paura maledetta”.
Farini sarà quello degli “affricani”. In
viaggio senza soste dall’Adriatico a Teano per l’incontro, attraversando Molise
e Terra di Lavoro, si eternizzerà sbuffando, nel suo primo rapporto a Cavour: “Che
barbarie! Altro che Italia! Questa è Affrica: i beduini, a riscontro di questi
caffoni, sono fior di virtù”. Non che ne conoscesse molti: Farini non era stato
e non andrà mai in Affrica.
Claudia Petraccone, Le due civiltà. Settentrionali e meridionali nella storia d’Italia dal
1860 al 1914
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