Amore - È un ancoraggio alle forme
naturali (istintuali) della vita. Nonché al mutuum
auditorium prima che adiutorium,
alla conversazione. Il rimedio alla solitarietà che è il proprio della condizione
umana, della vita sempre al singolare.
Ecologia
– Si applica bizzarramente alla protezione dei
beni rinnovabili, aria, acqua
e materie legnose, nella cui
riproduzione la natura eccelle.
Invidia – “Un
errore della natura cognitiva e di quella morale”, la dice il ragazzo Nietzsche.
Un errore logico, di conoscenza, dunque. Lo dice scolasticamente, ma meglio che
da grande, nella “Gaia scienza”. “Ecco un invidioso: non augurategli di avere
dei figli: sarebbe geloso di loro eprché non può avere la loro età”. Dove l’invidia
apparenta alla gelosia. Il giovanissimo Nietzsche ne fa un modo della
conoscenza – in linea a non sappiamo quale dettato professorale al suo famoso
liceo di Pforta. Come se, sapendosi leggere bene la società, le cose si disporrebbero
senza invidia. Mentre è una disposizione dell’animo: una costante insufficienza
– deprezzamento di sé – che si ribalta in misantropia: disprezzo, rivalsa,
sopruso. Ne è la pezza giustificativa, nell’etica personale e nella politica. È
la molla della democrazia, che la democrazia è chiamata a comprimere,
governare.
È la
base del rivoluzionarismo. Soprattutto sociale, ma anche politico. Che si
esaurisce più spesso nel possesso – la borghesia italiana e la manomorta. Ma
sempre alimenta l’estremismo, l’oltranzismo incontenibile. Di cui l’ingrediente
topico non è la cosa in sé per cui si protesta, ma un rifiuto-possesso di
fondo, nelle vesti del protagonismo (eroismo, martirio).
Morte – L’invito
di Zarathustra alla morte “libera”- attesa, non sorprendente, non spaventosa, e
anche voluta – è poetico, simbolico, allegorico, non filosofico, come tutto l’inno-poema,
e non nuovo. Culmina, nell’onirismo di Nietzsche, la sua concezione di sempre. La
morte cambia aspetto con la contemporaneità, post-Nietzsche, intesa degli svaghi
e dell’edonismo. Dell’orizzonte basso e la razionalità ovvia, a basso voltaggio.
È nella
storia il fatto più scontato. Meno événementiel,
raramente drammatico . E nelle storie: molto meno di un amore, che non è raro,
si sa, e mai unico.
Onore – Un
tempo molto diffuso, onora il padre e la madre, parola d’onore, giurì d’onore,
sul mio onore, punto d’onore, onore militare , onorevole, fare onore, tornare
in onore, salvare l’onore, avere l’onore, rendere gli onori, con grande onore,
con tutti gli onori, delitto d’onore e delitto contro l’onore, codice d’onore,
l’onore delle donne, l’onore della nazione, del nome, della famiglia, della
ditta, dell’istituto, del governo, della patria, della bandiera, dell’esercito,
militare, l’onore del mento, in onore, la pace onorevole, questione d’onore, campo
d’onore, spada d’onore, nastri d’onore, codice d’onore, posto d’onore, tribuna d’onore, ospite
d’onore, damigella d’onore, gli estremi, funebri, onori, senso dell’onore,
debito d’onore, ferito nell’onore, geloso dell’onore, onorare il debito, perdere l’onore, macchiare
l’onore, con onore, senza onore, punto d’onore, salvare l’onore, offendere
l’onore, l’alto onore, a suo onore, in onore, in onore di, picchetto d’onore, guardia
d’onore, scorta d’onore, picchetto d’onore, parata d’onore, avere in onore,
avido d’onori, la scala degli oniri, gli onori della carica, gli onori divini, un
onore, grande onore, troppo onore, vostro onore, onorevole, uomo d’onore,
onorevolmente, ad onore (laurea, riconoscimento, premio), l’onore della
vittoria, a onor del vero. Ora non più.
Storia - La storia di Tucidide è
governata dal principio di gravità, dalla forza: “Degli dei crediamo, e degli
uomini sappiamo, che dominano ovunque possono”. Che a Roma sarà detto da san
Gerolamo biblicamente, derivato dall’“Ecclesiaste”, “nihil novi sub sole”. Con
moto uniforme, ripetitivo. Mentre per Platone è, come la vita e il mondo,
illusoria. È da poco, da sant’Agostino, che è diventata una fabbrica:
l’opificio dell’uomo. Nel suo piccolo anch’egli creatore, diceva il santo, Con
la parola, a fronte della Parola di Dio eterna. L’homo faber prima era prometeico,
mitico – anch’esso illusorio?
Verecondia
– È materia
ignota, sia letteraria sia, nell’era cristiana, filosofica. La patristica l’ha
sostituita con la verginità, materia di molti trattati: col fato corporale.
Il dizionario la registra come timore di fare
qualcosa che possa venire rimproverato. Citando Dante, “Convivio”, 4, XXV: “La
verecundia è una paura di disonoranza per fallo commesso”. Dante tratta della
migliore adolescenza, alla quale dice necessaria “la passione della vergogna”:
“La vergogna è apertissimo segno in adolescenza di nobilitade”. Per “vergogna” intendendo “tre passioni
necessarie al fondamento della nostra vita buona: l’una si è Stupore; l’altra
si è Pudore; la terza si è Verecundia”. Delle tre “passioni” dà una definizione
e un esempio tratto da Stazio, “lo dolce poeta, nel primo libro della Tebana
Istoria”. Della sua “verecundia” spiega che “di questa paura nasce un
pentimento del fallo, lo quale ha in sé una amaritudine che è castiga mento a
più non fallire”. L’esempio portando di Polinice, che al re Adrato tace, tra i
motivi della sua violenza contro il padre Edipo, i delitti dello stesso Edipo, “perché
bene appare, vergogna essere necessaria a quella etade” - anche in un violento come
Polinice?
zeulig@antiit.eu
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