mercoledì 11 settembre 2013

Un’economia non di servizi

L’Eni e l’Enel dopo Telecom. L’Eni Gas & Power e l’Enel Distribuzione: una catastrofe. Le migliori aziende pubbliche, migliori anche nelle comparazioni internazionali, per redditività, patrimonio, finanza, non hanno retto alla prova bolletta. Non sanno vendere, e non sanno nemmeno imparare. Si potrebbe pensare che non gli interessi, che il dettaglio li infastidisca, ma ci provano, spendono anche tanto per provarci, e non ci riescono.
Telecom si è affidata a call center inesperti, a qualche centesimo a contratto, che assillano tutti i giorni e non sanno cosa vendono – cosa vendono a petto della concorrenza. Dopo aver trascurato gli utenti per quindici anni. Ai pochi residui continuando a imporre un canone che è il doppio della concorrenza, 220 euro l’anno a fronte di 100-110. Senza contare l’affitto dell’apparecchio, che fa pagare ogni anno più di un apparecchio nuovo e non si riesce a disdire. L’Enel non risponde, non è attrezzato. L’Eni, che  ha informatori diligenti, monopolizza lo stesso i giornali per i disservizi: niente fatture per anni, oppure fatture fantasiose, mai a consumo, comunque illeggibili.
Della stessa natura i controlli delle tante Autorità pubbliche di vigilanza sui servizi: costose, sovradimensionate, e inefficienti – ma forse sono corrotte.

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