sabato 26 ottobre 2013

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (187)

Giuseppe Leuzzi

Breve storia dell’Italia
Il guerrigliero Garibaldi fece la guerra di liberazione per conto di un conte.
Mentre il suo re, il re del conte, si dedicava agli amori ancillari.

Mafia
Un vecchio “Messaggero”, del 3 luglio 1950, presenta Giuliano come un argine alla terza guerra mondiale. Con la nuovissima bomba H e la messa al bando dei comunisti, per completare i suoi disegni.
Giuliano il bandito. “Il Messaggero” allora moderato e anticomunista.

Si fa molto il caso delle ecomafie, dei bidoni velenosi che si vanno a cercare nascosti sul fondo del mare o negli anfratti di montagna, e talvolta si trovano, anche se non si sa se infetti o arrugginiti. Fa parte dell’immaginario metropolitano-quotidiano, che nell’epoca della crisi (non di quella economica, di quella politica e morale) è scontato e anche giusto che viri sul catastrofico. Ma sempre si evita l’ipotesi più catastrofica e più verosimile di tutti: l’avvelenamento terapeutico. Di medicine e medicinali, nonché degli additivi alimentari, che sicuramente sono all’origine di tante epidemie - tumori, sla, sistema muscolare e nervoso, disturbi della memoria.

“Ne sa qualcosa Antonio Concas, 55 anni, sindaco pd di Pioltello, un ex sindacalista Cgil figlio di un minatore del Sulcis, duro e roccioso come la terra d’origine”, racconta Giuseppe Di Piazza su “Sette” ieri della ‘ndrangheta nello hinterland milanese: “«Un paio d’anni fa sono venuti da me e hanno chiesto di aprire una sala giochi. Uno dei due era il fratello di uno ‘ndranghetista condannato al 41 bis. Ho preso atto della richiesta e sono andato in Consiglio comunale: per fermarli, abbiamo subito approvato un regolamento che proibiva di aprire sale giochi a 200 metri da luoghi sensibili, scuole, centri anziani, centri di aggregazione giovanile… Ma il Tar ha bocciato il regolamento. Incredibile. Dopo qualche tempo , i due sono tornati e mi hanno ripetuto che volevano aprire una sala giochi, ma stavolta in un centro commerciale davanti alla stazione. Così sono andato dal questore di Milano, da cui dipende l’autorizzazione finale, e gli ho raccontato la vicenda. Dal suo sguardo, e dalla legge che mi ha subito dopo citato, ho capito che avevo perso: esiste infatti una norma che autorizza in ogni caso ad aprire le sale giochi dentro i centri commerciali, a prescindere dai regolamenti dei Comuni».
“A questo punto il sindaco Concas, che non è tipo da rassegnarsi, comincia a fare melina, prendendo tempo. I due tornano in Municipio e stavolta, con un fare un po’ più deciso, gli spiegano che se non dà l’autorizzazione potrebbe finirgli come a quel suo collega di un Comune piemontese, trascinato in tribunale e costretto a pagare, in solido con le casse pubbliche, un milione e mezzo di euro per danni. Risultato: la sala giochi oggi è aperta”.

La criminalizzazione del Sud (Bobbio, Bocca, Bossi) e l’uso politico dell’antimafia (Arlacchi, Cordova, Orlando) hanno “segato” le regioni meridionali, e di più le aree a forte densità mafiosa. Era difficile vivere onestamente al Sud prima, e cioè lavorare, viaggiare, produrre, progettare, è impossibile oggi: praticamente chiuse le banche e le assicurazioni, il fiato dei carabinieri e dei giudici sul collo delle istituzioni e degli onesti, impediti il voto e l’associazionismo pena l’associazione mafiosa, e pure l’impresa, poiché bisogna rispondere dei carichi pendenti (non delle condanne, delle accuse), dei familiari e associati di ogni dipendente. Hanno credito, coperture assicurative e libertà d’impresa solo uomini e gruppi mafiosi.

Rosy Bindi è stata capolista del Pd a Reggio Calabria, dove è andata per qualche ora un paio di volte, portata da Marco Minniti.
Anche della mafia, dice, non so nulla. Possibile?

Sudismi\sadismi
Il triveneto Stella attacca questa settimana, di tutta la Calabria, l’università di Cosenza: dà lauree false, a studenti cretini. Leggere per credere:
Il rettore dell’Università, Latorre, per difendersi, scrive a Stella. Che tre giorni dopo rincara: perché gli studenti calabresi vanno fuori invece di andare tutti a Cosenza? Un argomento che fa il paio col precedente: l’università fu fondata dal “trentino Beniamino Andreatta e il romano Sylos Labini”. All’insaputa dei calabresi?
Ma perché scrivere a Stella? Che sta lì per “salare”, si diceva una volta, i calabresi, brutti, cattivi e anche stupidi? Per “uscire” sul “Corriere della sera”: niente esiste in Italia senza Milano, la Calabria meno di tutto.
“Salare” ora si dice cobbler, come nel caso dell’Antilope.

È svedese, quindi ha ragione
Cecilia Malmström si è ricordata degli emigranti che muoiono in mare per rimproverare l’Italia. Minacciando di farle causa.
Sono morti non molti giorni fa alcune centinaia di africani nel mare di Libia, altri ne muoiono quasi ogni giorno, ma Cecilia Malström trova la parola solo per minacciare una causa all’Italia (a Bruxelles si chiama “procedura d’infrazione”), perché Lampedusa non tratta bene gli immigrati. Bisognerebbe spostare i lampedusani da Lampedusa, per fare un po’ di posto agli immigrati, ma la ministra non si pone il problema.
Malmström non è nessuno, è il “ministro” europeo degli Interni. Facendo la faccia feroce, dice che l’Italia ha avuto, “nel 2007-2013, per esempio, 478 milioni di fondi Ue per gestire i flussi migratori e dell’asilo, e 136 milioni di fondi speciali per la gestione speciale dei confini”. Dunque, 612 milioni in sette anni, 88 l’anno. E dice che l’Italia non è il paese che subisce più pressioni: “Delle 330.000 richieste d’asilo nel 2013 compilate nel 2013 , il 70 per cento è stato registrato in cinque Stati-membri, Germania (75.000), Francia (60.000), Svezia (44.000), Belgio (28.000) e Gran Bretagna (28.000). Nello stesso periodo l’Italia ha ricevuto 15.700 richieste”.
La commissaria non sa di che parla, oppure bara. I fondi europei per l’immigrazione sono così divisi:
per  i rifugiati (2008-1013) 623 milioni - l’Italia ne ha avuti: 36,6 (la Svezia 94,3, la Francia 69,4, la Germania 65,1);
per i rimpatri (2008-2013) 681 milioni – l’Italia ne ha avuti 43,8 (la Grecia 121,5, il Regno Unito 98,9, la Spagna 73,7, la Francia 68,9);
per l’integrazione (2007-2013) 825 milioni - l’Italia ne ha avuti 148,7 (il Regno Unito 121,4, la Spagna 112,4, la Germania 95,8);
per le frontiere esterne (2007-2013) 1.908 milioni – l’Italia ne ha avuti 211,6 (la Spagna 289,4, la Grecia 207,8, la Francia 116).
In totale, l’Italia ha speso fondi Ue per gli immigrati per 440,7 milioni. Poco più del 10 per cento del totale dei fondi messi a disposizione dalla Ue. Non è molto, ed è molto meno di quanto Malmström dice. Lampedusa ne ha avuti un centinaio, poco più della metà dei 170 milioni mandati alla Ue alle isole Samoa, 1.30 euro per samoano. 
È tuttavia Cecilia Malmström ha ragione: può dire indisturbata quello che vuole, perché è svedese. Il “Corriere della sera” se ne fa megafono per conformismo di sinistra?  No, la signora è liberale, cioè di destra. No, è bella-e-buona perché è svedese.

Sciascia qualunquista
A prima vista ridicola, la lettura che Joseph Francese, l’italianista dell’Università del Michigan, dà della concezione politica di Sciascia come si proietta dalla novella (ex romanzo) “L’antimonio” (un progetto di romanzo poi confluito come racconto nella riedizione 1961 della “Gli zii di Sicilia”, 1958), non è senza argomenti, e apre delle finestre chiuse. Lo studio di Francese, del 2009, s’intitola “Onore, «qualunquismo» ed essenzialismo ne «L’antimonio di Sciascia», ed è compreso nella raccolta ora tradotta “Leonardo Sciascia e la funzione degli intellettuali”. Il compendio col quale il saggio si presentava in rivista alla prima pubblicazione ne sintetizza bene il punto:

“Il fatalismo del protagonista di una delle prime narrative pubblicate di Sciascia, «L’antimonio», riflette la sua propria essenzialistica certezza di un modo di essere siciliano atemporale. Se letto alla luce di una delle prima sue dichiarazioni di poetica, «La sesta giornata», «L’antimonio» mette in rilievo posizioni che resteranno costanti nella successiva carriera di Sciascia e caratterizzeranno la sua opera, narrativa e non. La preoccupazione del protagonista di mantenere l’onore gli consente di evitare l’umiliazione pubblica associata al tentativo di trasformare una imponente struttura di potere, nel caso il Fascismo. Nello stesso tempo, preservare l’onore personale salva il protagonista dalla vergogna, fenomeno intra-psichico. E lo porta a evitare ogni forma di azione collettiva, anzi a esibire profonda disaffezione e sfiducia verso tutta la politica e i politici, un interclassismo caratteristico dell’Uomo Qualunque….”. Tutto narrato con l’Io: Francese traccia le somiglianze tra la narrazione in prima persona e il sentimento giovanile della politica in Sciascia.

leuzzi@antiit.eu


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