Un esattore senza concorrenza. Che pratica
aggi esosissimi, fuori da ogni criterio attuariale. Da usura, anche se legale.
E che non ci guadagna. Anzi, ci perde, i bilanci sono fittizi: molti costi del
personale li addebita all’Agenzia delle Entrate e all’Inps, i suoi azionisti. Cioè,
si fa mantenere dai cittadini che tartassa. Nemmeno l’Unione Sovietica era
riuscita in una capolavoro del genere.
Le tasse sono impopolari e Equitalia, si
dice, soffre anch’essa di questa sindrome. È possibile. Ma non è un fortino di
eroi: è la camera di compensazione dei Comuni. Di quelli in qualche modo amici,
quasi tutti democratici ex Margherita, con berlusconiani di origine o fragranza
casiniana. Cui provvede ampi anticipi per chiudere il bilancio. Anche a fronte
di crediti inesistenti.
È sbagliato dire Equitalia la camera di compensazione
della cattiva amministrazione, se non della corruzione. Perché la cattiva
amministrazione e la corruzione non hanno corpo, sono mercuriali, invasivi. Ma
un utile strumento sì. Almeno si pagasse con le esazioni.
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