Il costo
di un supplente annuale a scuola è maggiore del costo di un insegnate
stabilizzato. Tanto più ora che gli aumenti di anzianità sono congelati. Ai
maggiori oneri contributivi bisogna sommare i costi generali d’amministrazione,
per la gestione di 142 mila supplenti, alcuni anche da trent’anni, molti da
venti. Il 17 per cento del totale, quasi uno su cinque. Con nomine annuali, sulla
base di graduatorie da compilare. Con pregiudizio della continuità didattica,
oltre che della salute dei supplenti.
La
richiesta di un bancomat implica una dozzina di firme e, teoricamente, la
lettura di 34 fogli, quasi tutti pieni, senza margini, a corpo 6. In omaggio
alla trasparenza e alla privacy.
La banca
comunque è tenuta a consegnare copia delle 34 pagine e a custodire l’originale.
Piovono “cartelle
pazze” a Roma per multe già pagate o non notificate. Ogni cartella pazza è una
rottura di scatole interminabile, da mezza a una giornata di lavoro per
ritrovare il titolo già pagato, compilare il ricorso,e corredarlo di quattro
documenti, e inviarlo per raccomandata con coda alla posta e 4 euro di spesa. Se
tutto va bene.
Il
Comune di Roma e Equitalia ci riprovano con le “cartelle pazze”: onerose richieste
risarcitorie di vecchie multe prima che vadano in prescrizione. Senza alcun
controllo, Comune e Equitalia “ci marciano”. È un abuso e un falso (il Comune
porta all’attivo somme che sa non esigibili, Equitalia, entte ubblico, profonde
organizzazione e spese postali non rifondibili), materia di azione collettiva. Me
le associazioni degli utenti\cosumatori, Adusbef, Codacons, etc., non sono
interessate: sono legate al Comune o a Equitalia?
Saccomanni,
che non trovava un miliardo per rinviare l’aumento dell’Iva, ne ha subito
trovato mezzo per Ignazio Marino, il sindaco di Roma.
Nell’ultima transazione con le imprese appaltatrici
della linea C della metro, l’“opera più costosa d’Europa”, con conguaglio di
271 milioni, il sindaco di Roma Marino si è fatto firmare una “rinuncia
tombale” a ogni altra pretesa, anche su “fatti accertabili”. Rinuncia che sa di
nessun valore.
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