Prodi
non si sente vecchio e non vuole comunque essere lasciato fuori dalla nuova San
Ginesio, l’Alfano-Renzi-Letta. Ritenendosi lui l’alfiere del partito neo
guelfo. Non più il resuscitatore, faticosamente attraverso l’Ulivo, e poi prima
tessera del Pd, dei resti del compromesso, ma primo indubbiamente degli (ex)
democristiani.
Si
è già fatto sentire, dopo un semestre abbondante di silenzio, e più si farà
sentire in chiave congressuale al Pd. Quando la triade si delineava ha
attaccato, in un’intervistona con Alan Friedman ,D’Alema, glie ex comunisti del
Pd. Trascurato dai tre, riattacca con Sandra Zampa, che nella cronaca dei “Tre
giorni” in via di pubblicazione – i tre giorni della candidatura e il
siluramento di prodi al Quirinale – manda una serie di messaggi anche agli ex
Dc. Con l’esclusione di Renzi. E
delinea il perimetro. No a Monti: barattava il voto a Prodi con la riconferma
al governo. No a Rodotà: un grillino dell’ultima ora che sorprese per l’intransigenza
anti-Prodi lo stesso Grillo.
È
una riconferma – una ridiscesa in campo – che è anche una novità. Zampa scrive,
Prodi parla. Parla chiaro, una novità assoluta.
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