giovedì 10 ottobre 2013

La camera ardente

Folla come sempre all’una a Roma davanti all’ospedale Regina Margherita, alla fermata del 44 che non passa mai. Il 44 è l’unico autobus che serve Monteverde, un quartiere di 200 mila abitanti, e ogni giorno a quest’ora ci raccogliamo nell’attesa in un centinaio. Affollati oggi sotto la pensilina perché piove. Anche se la pensilina lascia filtrare la pioggia. E come sempre disciplinati, nessuno protesta. Giusto alcune signore in età si dolgono di non aver potuto andare alla camera ardente di “quel regista”. Di cui non sanno il nome ma che in quanto compagno ritenevano evidentemente di dover onorare. Noi restiamo in attesa per 48 minuti, le signore della camera ardente erano già lì.
Quando il 44 arriva è già pieno. Ma non fa niente, ci pigiamo. Troveremo anche posto per i ragazzi delle scuole, che a quest’ora già tornano a sciami. Il tempo è con noi, in un quarto d’ora riusciamo anche a fare le quattro fermate che mancano all’arrivo, alla farmacia di via Carini. C’è solo da aspettare, che le macchine in doppia fila abbiano spedito le ricette, e consentano al 44 di girare. All’uscita dal bus i cassonetti della spazzatura si adornano di sacchetti ammonticchiati ma non ci adontiamo: oggi piove e non puzzano, e comunque il più è fatto. Il percorso utile del 44 non è lungo, meno di un chilometro, ma il dislivello è di 100 e qualche metro, non si può scarpinare.

Noi di Monteverde siamo un quartiere di media borghesia, che però – o per questo – non si lamenta. Siamo anzi il quartiere più a sinistra di Roma: a ogni elezione la lista e il candidato del Partito vincono al primo turno, al municipio XVI che ci governa e al Comune. Lo siamo fermamente ormai da cinque-sei elezioni, diciamo da trent’anni. Ma questo non c’entra, ci fregiamo di tre o quattro parchi pubblici, col record mondiale di spazi verdi per abitante, e la gloria ci basta.

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