“La mia
fascinazione per il male”, vuole Siti alla fine, “è oscura anche a me stesso”:
Anche al lettore: a una rilettura il risultato non cambia. Mancano Ruby e
Massimo Ciancimino, ma non se ne sente la mancanza, l’attualità c’è tutta, dei
maghi mafiosi della finanza e delle donne escort. Nel senso che è inutile..
Rimproverato da
Franchini, Mondadori, di scrivere “romanzi di froci”, Siti è saltato alla
finanza-cum-mafia e alla Rizzoli, cui quest’anno toccava il premio Strega. Ma a nessun effetto a parte la pubblicità e
le molteplici edizioni: uno spettegüless
– non fosse che “Striscia la notizia” lascia il segno. Nemmeno l’ombra di un Michael
Douglas. Giusto una eco di “Fratelli d’Itala” dopo mezzo secolo, con le put al posto delle invidie tra i poeti.
Ridotta a un terzo, ma sempre troppa – con le stesse terrazze tra l’altro, e i buffet malinconici. Molte parole, nessun
indizio - a parte, forse, l’amico laureato a Friburgo, in Scienze delle
dottrine sociali, se vuole essere una cattiveria. L’eroina è una che, come
tutte (le donne sono qui tutte belle olgettine – le olgettine sono belle,
secondo Siti), ambisce a farsi Berlusconi, per una particina in una
trasmissione di medicina.
Più stinto è
difficile. Tutto poi, Londra, New York, Morgan Stanley, Citibank, è agli ordini
di alcuni burini garrotisti dell’agro pontino – poi dice che Pennacchi non è Faulkner.
Come se Siti avesse preso dal suo Pasolini la disinvoltura, da Arbasino gli
accumuli, a soverchiare (per modestia?) dell’uno la passione dell’altro l’acume
politico. Resta il problema che lo scrittore, studioso e ottimo saggista,
potrebbe spiegarci: perché i froci hanno un solo racconto. Sbrodolandolo ora col
coming out, usa, qui Siti ne fa molti,
giove tuonante, ma non più di tanto.
Walter Siti, Resistere non serve a niente
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