Kashagan il giacimento di petrolio più grande
del mondo, è immobilizzato da sedici anni, dalla sua scoperta. Le compagnie ci
hanno investito (perso?) 45 miliardi di dollari, senza ricavarne nulla. Solo
l’Eni ci ha guadagnato qualcosa, essendo diventato l’operatore del consorzio a
causa delle liti che dividevano le major
inglesi, americane e francesi. In questa veste ha avuto contati costanti col
governo del Kazachistan. E qualcosa ci ha rimediato: appalti per la Saipem,
servizi, materiali, finanziamenti. Avendo imparato per forza di cose come si
opera in Kazachistan, con la corruzione - come del resto in tutti i paesi del petrolio.
Questo è almeno quello che le compagnie
socie dicono e fanno dire, con cospicui dossier.
Immediatamente fatti propri dalla Procura di Milano. Gratis, probabilmente - le
major non hanno bisogno qui di
ungere, da tempo il procuratore De Pasquale vuole dissolvere l’Eni, sono già
una ventina d’anni: punta alla caccia grossa.
L’Eni (Agip, Saipem, Snam, etc.) è nelle
mire del procuratore ufficialmente perché, in Kazachistan e altrove, Algeria,
Nigeria, si piega alla corruzione. È la realtà dei fatti: non ci vuole molto
ingegno per scoprirlo. Ma perché solo l’Eni? Perché le compagnie socie-nemiche
moltiplicano veleni – si contesta Obama, ma le Sette Sorelle sono ben più
attive. La giustizia vuole essere stupida?
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