lunedì 28 ottobre 2013

La Procura delle Sette Sorelle

Kashagan il giacimento di petrolio più grande del mondo, è immobilizzato da sedici anni, dalla sua scoperta. Le compagnie ci hanno investito (perso?) 45 miliardi di dollari, senza ricavarne nulla. Solo l’Eni ci ha guadagnato qualcosa, essendo diventato l’operatore del consorzio a causa delle liti che dividevano le major inglesi, americane e francesi. In questa veste ha avuto contati costanti col governo del Kazachistan. E qualcosa ci ha rimediato: appalti per la Saipem, servizi, materiali, finanziamenti. Avendo imparato per forza di cose come si opera in Kazachistan, con la corruzione - come del resto in tutti i paesi del petrolio.
Questo è almeno quello che le compagnie socie dicono e fanno dire, con cospicui dossier. Immediatamente fatti propri dalla Procura di Milano. Gratis, probabilmente - le major non hanno bisogno qui di ungere, da tempo il procuratore De Pasquale vuole dissolvere l’Eni, sono già una ventina d’anni: punta alla caccia grossa.
L’Eni (Agip, Saipem, Snam, etc.) è nelle mire del procuratore ufficialmente perché, in Kazachistan e altrove, Algeria, Nigeria, si piega alla corruzione. È la realtà dei fatti: non ci vuole molto ingegno per scoprirlo. Ma perché solo l’Eni? Perché le compagnie socie-nemiche moltiplicano veleni – si contesta Obama, ma le Sette Sorelle sono ben più attive. La giustizia vuole essere stupida?

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