Il “novissimo” Marino sindaco di Roma ne
inanella una dopo l’atra. Dopo la prima mossa giusta, andare su e giù in
bicicletta (ma ogni tanto prende la macchina, e anche l’aereo), non si contano gli
errori e le stupidaggini. Che non sono pettegolezzi dei
partiti che lo sostengono. Se non, forse, per i 25 o 26 incarichi “ad
alta specializzazione”, da 100 mila euro l’anno, a galoppini di partito, laureati
di università telematiche.
Se ne va a Auschwitz oggi, il giorno dei
black-bloc – poteva andarci il giorno della Memoria, o un
altro sabato. Voleva reimpastare Ama e Atac e ha scoperto che non lo può fare. Ha nominato un capo dei vigili urbani, un capo gabinetto
del vicesindaco e una consulente alla sicurezza che non hanno i titoli. Ha
firmato con gli appaltatori della Metro C una transazione per 271 di maggiori
costi, senza chiedere i giustificativi, e contro il parere del ministero e del
suo ragioniere generale, che si è dimesso. La stessa parziale chiusura al
traffico dei Fori imperiali ha voluto traumatica – e resta ancora impraticabile
per metà dell’Esquilino, una zona a forte densità. Ha riavviato la pratica delle “cartelle pazze”, atti di
arbitrio, anche di illegalità, a danno dei cittadini.
Forse la politica non può bruciare le
tappe: ha bisogno di tirocinio. Ma il buonsenso? Di Marino si ricordi che era
candidato alla segreteria del Pd, al governo, e a ogni dove. La faccia non
basta.
Nessun commento:
Posta un commento