martedì 8 ottobre 2013

Più Iva meno Iva

L’aumento dell’Iva al 21 per cento ha ridotto il gettito del 5,2 per cento, pari a 3,7 miliardi nei primi otto mesi del 2013. A conferma che le imposte indirette hanno un effetto diretto di scoraggiamento dei consumi. A fronte di questa conferma, si conferma irrealistica la previsione del ministro Saccomanni, che ha voluto l’ulteriore aumento dell’Iva per accrescere le entrate di 1,6 miliardi.
A fronte di una riduzione del pil prevista all’1,7 per cento, e dei consumi che si aggirerà sul 2,4 per cento, l’Iva si è ridotta di più del doppio. L’Iva scoraggia i consumi, gli affari, e la lealtà fiscale. La scienza delle Finanze ha una sua logica, che non può essere quella della demagogia. Si prenda una tassa apparentemente solo dovuta, quella sule auto di lusso: il Salva Italia di Monti l’ha introdotta con una previsione di maggiori introiti per 168 milioni, e invece ha comportato una riduzione del gettito, per 140 milioni.
Il debito si aggrava dunque, più che per lo spread (il costo maggiorato degli interessi sul debito pubblico a fronte della “concorrenza” dei titoli di Stato nord-europei), per l’imposizione fiscale. Le entrate complessive negli otto mesi sono state uguali agli otto mesi di un anno prima, malgrado l’aumento di 2 punti percentuali delle tasse: più tasse hanno comportato meno ricchezza. Aggravando la recessione.

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