giovedì 17 ottobre 2013

Renzi contro tutti

Matteo Renzi marcia verso la leadership del Pd per esclusione. Anzi, già fa epurazioni: valuta le adesioni e ne esclude alcune, lancia interdetti su persone e cose. Anche là dove non ne è necessitato, e anzi dove la cautela si imporrebbe, come l’amnistia.
Normalmente, chi ambisce alla guida di un gruppo opera per inclusione, smussando gli angoli invece di acuirli. Renzi invece si colloca nella politica personalistica e plebiscitaria in voga: conta la persona, la figura, l’immagine, del capo e non il partito, il dibattito, il programma.
Questo porrà il problema al Pd se considerarsi un partito e non l’armata Brancaleone che si aggrega al vincitore, o un comitato elettorale come è del berlusconismo. Un problema, per il Pd, di identità e non di opportunità. Tale che la prevedibile, facile, larga vittoria di Renzi avverrà, in queste condizioni, a capo di un partito che si liquefa. 

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