Simmaco, prefetto imperiale, propone la tolleranza: “Contempliamo
le stesse stelle, abbiamo lo stesso cielo in comune, siamo parte di uno stesso
universo, che importa con quale ideologia ognuno cerca il vero?” E: “Non si può
giungere per una sola via a un mistero così grande”. La esclude Ambrogio,
innovatore e santo. Massimo Cacciari si sforza in questa edizione Bur di
spiegare che Ambrogio deve disinnescare una trappola che Simmaco gli aveva
armato presso l’imperatore. Ma poi la verità di Ambrogio è che c’è una sola
religione.
La discussione è marginale, se l’Altare della Vittoria
può e deve presiedere all’aula del Senato. La sostanza è decisiva: se la
religione cristiana debba essere la sola dell’impero. L’appello di Simmaco alla
tolleranza il vescovo di Milano censura come furbesca volontà di dominio. È un
dibattito fra due grandi oratori, Simmaco è reputato il più grande oratore
romano dopo Cicerone e il fondatore
della filologia, ma Ambrogio ha la forza della certezza.
La tolleranza è dunque un paradosso? Locke, il
fondatore, aveva forti preclusioni: dalla tolleranza escludeva la chiesa cattolica perché
intollerante, e gli atei.
Ambrogio-Simmaco,
La maschera della tolleranza
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