Il mondo, la cosa in sé, l’Occidente non
sa come prenderlo. E non per dire che “non c’è verità”.
“La
fede (croyance) nelle categorie della ragione è la causa del nichilismo –
abbiamo misurato il valore del mondo in base a categorie che si richiamano a un mondo puramente fittizio”.
Il Nietzsche delle “interpretazioni” era
critico, deluso, sarcastico. Lui lo dice del nichilismo, che “in parte è
distruttivo, in parte ironico”. Ma lui era ironico contro. La ripulsa del nichilismo è totale, nel progetto della
“Volontà di potenza” (di cui questo frammento è una delle elaborazioni) degli
anni 1886-1888, contemporanei della “Gaia scienza”, alla vigilia della crisi,
in ogni sua forma. Anche l’Eterno Ritorno è forma estrema di nichilismo: il
niente (il “non-senso”) eterno. Nietzsche era per la verità. Per la volontà di
verità – la volontà di potenza come voglia di verità. Contro la non volontà, o
“volontà del niente”. Contro l’agnosticismo avalutativo. Niente avvenire,
niente divenire.
Testo legnoso, programmatico. Come tutte
le altri redazioni progettuali che confluiranno nei primi due capitoli, o “Libro Primo”, della “Volontà di
potenza” (il frammento è stato reimpastato al § 55). Con un’ampia digressione,
nella compilazione sororale, sul concetto di Rinascimento e su quello di décadence – Nietzsche è un letterato:
filologo, poeta, musicista, e pensatore.
Il discorso di Nietzsche sul nichilismo meriterebbe di essere
visto nell’insieme. Di testi confusi, ma di indirizzo e programma chiari: “Il
nichilismo è un sintomo; indica che i diseredati non hanno più consolazione;
che distruggono perché distrutti”. Specie nel rifiuto, alla “Genesi del
nichilista”, § 22: “Che sono stato finora fondamentalmente nichilista, è
pochissimo tempo che me lo sono confessato: l’energia o la disinvoltura che ho
messo, come nichilista, a procedere oltre mi hanno chiarito questo fatto
principale”. Nietzsche è più che mai missionario del sé, dell’individuo, della
libertà, del bello-e-buono attraverso l’ingegno.
Con tratti di sociologia contemporanea.
Ci sono “diseredati” e ci sono i “più
forti”. Cause del nichilismo sono l’”abbassamento
e incertezza di tutti i tipi superiori”, e l’innalzamento della massa – La specie inferiore, «gregge», «massa»,
«società», disimpara la modestia e gonfia i suoi bisogni fino a farne valori cosmici e metafisici. Per cui
l’esistenza tutta intera è volgarizzata:
governando la massa, essa tirannizza gli uomini d’eccezione, il che fa perdere
a questi la fede in s stessi e li spinge al nichilismo”.
Un testo che si rifiuta – questo come
gli altri sul nichilismo – forse perché proprio col titolo “Il nichilismo
europeo” la sorella nazista ha aperto la compilazione della “Volontà di
potenza”. O forse perché disturba il comodo
Nietzsche del nichilismo di Heidegger ed epigoni, dell’ermeneutica, il
postmoderno, il pensiero debole. Il
breve appunto di Lenzer Heide, del 10 giugno 1887, qui è corredato dell’originale,
con facsimile, e di un saggio di Giuliano Campioni. Che lega molto questo tardo
Nietzsche a Parigi: a Taine (col quale, e con Burckhardt, Nietzsche vanta di
costituire una sorta di trimurti del nichilismo, i tre moschettieri al rovescio)
e a Paul Bourget. Un collegamento che Campioni mostra indubbio e che è estremamente
interessante.
Bourget fu l’autore dei “Saggi di
psicologia contemporanea”, indagata e ricostruita sulla personalità e le opere
di alcuni grandi scrittori, con speciale riguardo a Baudealire e alla décadence, nonché poi di romanzi e
racconti, prima di finire beghino di sacrestia e patriota maurrasiano, di Action
Française. Uno dei racconti s’intitola “Nihilisme” – impersonata da una
bellissima, avventurosa, gelida studentessa slava, terrorista (l’infatuzaione
post-dostoevskijana per il terrorista slavo, meglio se donne bella e giovane,
durerà per mezzo secolo, fino agli anni 1930, Némirosky, Morand, lo stesso
Céline, A.Huxley). Friedrich Nietzsche, Il nichilismo europeo. Frammento di Lenzerheide, Adelphi, pp. 60 € 5,50
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