mercoledì 16 ottobre 2013

Sollecito intraducibile

A un anno dall’uscita negli Usa, il libro di Raffaele Sollecito aspetta ancora di essere pubblicato in italiano. È di traduzione difficile? È stato scritto da un giornalista inglese del “Los Angeles Times”, Andrew Gumble, ma traducendo in teoria quello che Sollecito gli ha raccontato. Che peraltro risulta l’autore del libro. Non per caso un anno fa propagandava su facebook la tournée americana di presentazione del volume – con un paio di centinaia di sue foto del festival “Burning Man” a Black Rock City in Nevada, un fatto di massa per pochi. È pure vero che i due potrebbero essersi confidati in inglese. Ma, insomma, il libro è stato commissionato e pubblicato da Simon & Schuster, primaria editrice Usa non scandalistica, che si fa un obbligo di recuperare i due milioni di dollari anticipati agli autori. Che non ha recuperato negli Usa malgrado il lancio in grande stile e il richiamo nel titolo a Amanda Knox, la vera star del caso. Senza contare che il libro si venderebbe in Italia a palate, peggio di Malvaldi per dire, stante il rilievo che giornali e telegiornali assicurano al caso e al nuovo processo, a Firenze. Forse ci sono alcune cose da non dire in italiano.
Sollecito ammette di avere tenuto un comportamento “ a volte bizzarro” dopo l’assassinio di Meredith. Ma, soprattutto, attacca la polizia e i giudici. Della polizia dice che lo ha maltrattato. Dei giudici che hanno tentato di fargli scaricare il delitto su Amanda promettendogli l’assoluzione. Tutte cose che non combaciano con la strategia dell’avvocatessa finiana Bongiorno, la vera artefice della riapertura del caso in Cassazione. Dove, come ora è palese, alcune coperture sono decisive - quaeta non movere, l’incartamento verrà?
Raffaele Sollecito, Honor Bound. My Journey to hell and back with Amanda Knox.

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