Contratti
matrimoniali –
Già consueti, dispersi nei due secoli dell’amore romantico, ritornano col
mercato e la globalizzazione. L’amore lascia i sensi per
tornare al contratto. O è delectatio di nuovo genere, il piacere vuole novità. Potrebbe essere la
copula a distanza che Alice Stockham un secolo fa inventò chiamandola karezza, compitando male l’italiano, a
orgasmo sospeso: gli amanti si uniscono, spiega la dottoressa, quinta donna
medico americana, “leggendo insieme e immergendosi nella meditazione che
innalza lo spirito, ponendo il corpo in seconda linea”, e anzi lasciandosi
quando l’uomo sente montare l’eiaculazione. Mettendo a frutto quel genio di
Paracelso: “Un uomo
adirato non è adirato solo nella testa o nei pugni, ma dappertutto; una persona
che a-ma non ama solo con l'occhio, ma con tutto il suo essere; in breve, tutti
gli organi del corpo, e il corpo stesso, sono forme di stati mentali”.
Facebook - È il libro d’oro
contemporaneo, delle genealogie – che forzatamente nobilitano? Anche qui
bisogna spendere.
Femminismo - È preoccupante, ma è impossibile non andare d’accordo con Camille Paglia. Che fa i conti con mezzo femminismo – quello dell’identità-non identità, del sesso come “discorso” – in questi termini (in un’intervista con Alessandra Farkas su “Lettura” di oggi), beninteso da lesbica: “Non è un caso se non ci sono mai stai tanti uomini gay come oggi… Se è vero che alla nascita siamo tutti bisessuali, in questa cultura è molto meglio essere gay”. Non la gaytudine in sé, dunque, ma quella maschile, di uomini confrontarti col “canone femminista”.:
Con Judith Butler, “era una mia mediocre studentessa
al Bennington College”, Paglia ha sicuramente torto. La teoria butleriana del
sesso come discorso era uno sviluppo inevitabile. Ma
che ne avrebbe detto Foucault?
Internet - Ha ancora una
faccia amichevole, disinteressata. Ma la pubblicità l’assedia. Era inevitabile:
la rete non si può dire nata per questo, ma ogni spazio aperto è subito
occupato. Da chi ha e sa vendere per primo.
Islam
– E se fosse una religione femminista? Sotto il
maschilismo, anche protervo, della legge e della pratica sociale: un mondo
sottomesso alla donna che non nomina - come Dio. È indubbio che le donne ci
hanno rimesso con le primavere arabe, come già col khomeinismo. Nei diritti
legali e nella pratica sociale e politica. E tuttavia ne sono la grande difesa.
S’identifica, “da sempre”, con l’area di più costante radicale instabilità. In tutte le società che conforma, dal Senegal all’Indonesia. Ma ne è l’unica forza, l’unica forza residua. E l’unico collante, l’unico residuo, malgrado l’instabilità che fomenta.
S’identifica, “da sempre”, con l’area di più costante radicale instabilità. In tutte le società che conforma, dal Senegal all’Indonesia. Ma ne è l’unica forza, l’unica forza residua. E l’unico collante, l’unico residuo, malgrado l’instabilità che fomenta.
Si può quindi vederlo, politicamente,
come un’infezione, da cui le società contagiate non si riprendono. Oppure come
l’unica consolazione di quella popolazioni. Di cui si può pensare che vivano l’islam
come l’ultimo – unico – orizzonte. Di rabbia, se non di riscatto e di
liberazione.
Ma è anche indubbio, e costante,
anche se in forme oggi molto modernizzate, sofisticate, per esempio nella feudalissima
penisola arabica, un assetto reazionaria che esso impone, o in suo nome si
impone, in tutto il mondo che all’islam si ispira.
Ciò si è detto a suo titolo di
merito, di religione acefala, seppure ancorata a una dottrina e a un
cerimoniale. Non sacerdotale. Ma questo non è il caso della repubblica islamica
dell’Iran molto rigidamente gerarchizzata. Come lo era quella talebana del mullah
Omar.
Non resta che il vecchio “discorso”
del fatalismo. Ma non è detto che sia sbagliato – coloniale, etnocentrico.
La
Cattedrale era un riferimento centrale a Algeri ancora negli anni Settanta,
oggi è come se non esistesse: l’islam si chiude su se stesso. Malgrado
l’emigrazione di massa, l’espansione in Africa e il terrorismo, l’islam non è
un’invasione che minaccia ma un’implosione. L’incapacità di gestire la politica
di massa all’era dell’informazione. L’incapacità di adeguarsi alla globalizzazione,
unica area al mondo. L’incapacità naturalmente di elaborare e proporre suoi
propri modelli, in qualsiasi campo: non c’è un’area di eccellenza per la quale
il mondo debba fare ricorso all’islam. Ha il petrolio e il gas, ma sono risorse
naturali, la cui gestione riesce meglio fuori dal perimetro islamico, in Russia
e perfino in Canada.
Metternich
–
Sarà lo statista di cui meno si capisce la grandezza. Anche recente, solo
cinquant’anni fa Kissinger lo celebrava come l’artefice dell’equilibrio
europeo, e quindi della pace, per cinquant’anni. Come se fosse interesse dell’Austria
avere una Francia sempre potente, anche dopo la sconfitta della Rivoluzione e
di Napoleone.
È solo un reazionario. Non dei
più avveduti. Ancora nel 1847 diceva l’Italia “un’espressione geografica”, anzi
letteraria. E si apprestava a lasciare il suo grande impero asservito alla
Germania di Bismarck, e anzi fagocitato.
Multiculturalismo
–
Londra si celebra per un illuminato multiculturalismo. Ma un ragazzo italiano è
stato bastonato a Londra da una “ronda islamica”: beveva una birra in strada.
Il multiculturalismo c’è sempre
stato nella storia, ha usato chiamarlo per qualche decennio meticciato
culturale. E non sempre governato dall’alto, dalla “Graecia capta” al cristianesimo
levantino. Ha degenerato come imposizione (assimilazione) nel colonialismo. E
nell’eurocentrismo borghese di fine Ottocento, peraltro suicidario, gravido di
violenza. Ora si conforma come sadomasochismo, in un gioco non lieve di
sacrificio-vendetta. Che c’entra l’islam con la birra?
Russia
–
Fu cristianizzata nel 989. Mille anni dopo cadde il Muro di Berlino: una nuova
cristianizzazione?
astolfo@antiit.eu
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