Tre destre, anzi quattro con l’ex Msi di
Storace e Fratelli d’Italia. Senza più delfini, anzi interlocutore obbligato, essendo il capo del maggiore partito di opposizone, malgrado le interdizioni.
Berlusconi sconta in anticipo il suo ridimensionamento, con l’uscita dal Parlamento e i dieci mesi di servizi sociali, moltiplicando l’offerta politica. Non è una novità, è il suo modo manageriale di fare politica: a un mercato disappetente: si diversifica l’offerta, con tre per due eccetera.
Nello stesso tempo ripersonalizza il suo partito. Che non presenta più alter ego con cui dialogare in sua assenza: ci sarà solo lui, e sarà un interlocutore obbligato di chiunque voglia fare una riforma.
È tutta qui la divisione, non traumatica, del vecchio partito di Berlusconi. Che si riorganizza anche in previsione di un Pd targato Renzi, che lo vorrà giovanilista all’eccesso. Sbaraccando con Alfano e Formigoni i giovani vecchi. E dissuadendo i Ciellini e gli altri giovanilisti moralisti dal passare con Renzi.
Per Alfano la costituzione di un suo proprio partito
può essere un passo avanti verso il nuovo Centro (ex) Dc, con Casini e Monti. E
con la possibile divisione del Pd dopo Renzi. Fuori cioè dalla destra. Già oggi
il governo Letta è un ritorno ai vecchi governi di coalizione, con tre o quattro partitini centristi attorno al Pd invece che alla Balena Bianca. Ma l’ipotesi
neo guelfista dovrà fare la prova del voto, già fra sei mesi alle Europee. La componente ciellina, benché forte
con Lupi e Mauro in due ministeri chiave per gli affari, non garantisce più un
largo voto. Dopo
il fallimento di Monti, ogni ipotesi centrista, malgrado il gran parlare che si
fa del Centro decisivo, è da verificare.
Berlusconi sconta in anticipo il suo ridimensionamento, con l’uscita dal Parlamento e i dieci mesi di servizi sociali, moltiplicando l’offerta politica. Non è una novità, è il suo modo manageriale di fare politica: a un mercato disappetente: si diversifica l’offerta, con tre per due eccetera.
Nello stesso tempo ripersonalizza il suo partito. Che non presenta più alter ego con cui dialogare in sua assenza: ci sarà solo lui, e sarà un interlocutore obbligato di chiunque voglia fare una riforma.
È tutta qui la divisione, non traumatica, del vecchio partito di Berlusconi. Che si riorganizza anche in previsione di un Pd targato Renzi, che lo vorrà giovanilista all’eccesso. Sbaraccando con Alfano e Formigoni i giovani vecchi. E dissuadendo i Ciellini e gli altri giovanilisti moralisti dal passare con Renzi.
Nessun commento:
Posta un commento