mercoledì 27 novembre 2013

La Costituzione senza

Una Costituzione senza governo. Che lascia ai partiti, entità che non disciplina. È questa la realtà dell’Italia, oltre le mozioni degli affetti, Benigni con la costituzione nata dalla Resistenza, Rodotà con gli intoccabili.
Si fa in Germania un governo, l’ennesimo, tra democristiani e socialisti, che non si sopportano, perché così vuole la Costituzione. Si fa con una lunghissima trattativa, ma si fa. La Costituzione tedesca è nata anch’essa, come quella italiana, in reazione alla dittatura, ma impone che solo un governo possa scacciarne un altro, non uno Scilipoti qualsiasi o un voto parlamentare a sorpresa – quando qualcuno è al gabinetto (in Italia è successo pure questo).  La Costituzione italiana ha un capitolo dedicato al governo, ma non lo prevede: il governo non ha status e non ha autonomia – dai partiti e i loro tentacoli, dai poteri costituiti (burocrazia, giustizia, soldi), dall’opinione pubblica. Un capitoletto, di malavoglia: quattro articoli più uno, in cui non si dice niente.
Questa mancanza è anche all’origine della corruzione, oltre che dell’inefficienza. Un piccolo Max Weber italiano, se ci fosse ancora dignità intellettuale, non avrebbe difficoltà a dimostrare che demandare il governo a entità inesistenti, i partiti, è autorizzare e fomentare la corruzione. In senso proprio, dell’appropriazione della spesa pubblica, e in senso politico, dell’assunzione di tutte le funzioni pubbliche, a partire dalla cooptazione dei parlamentari.
Non è la sola mancanza della Costituzione. La Costituzione vuole la Repubblica parlamentare, ma i parlamentari non sono eletti, sono cooptati. Non da ora, cioè non dal “porcellum”, dagli eletti nominati dai partiti. 

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