Un ulteriore piccolo non insignificante passaggio nel diario
politico di quindici anni fa:
“La spregiudicatezza di Veltroni, che, neo
segretario dell’ex Pci, fa omaggio nella stessa giornata a Bobbio, alla Einaudi (di Berlusconi), ai caduti di
Marzabotto, a don Dossetti, e a Occhetto, è troppo: impossibile riderne. È un
canovaccio di ipocrisia che ogni Molière contemporaneo, anche non piccolo, un
Dario Fo per esempio, troverebbe di cattivo gusto appioppare al suo Tartufo.
“Pero: nemmeno una critichina! Anche solo
dal punto di vista formale: di uno che, confrontato a una responsabilità, si riempie
di santini. Il capo del maggiore partito, forse, italiano come un qualsiasi calciatore
all’entrata in campo, che si tocca, si fa la croce, tocca terra, dice gli
scongiuri. Uno che aveva detto che nel partito di Togliatti lui non sarebbe
stato comunista.
“In tanta ipocrisia, il fatto che abbia
evitato qualsiasi santino socialista, perfino Gramsci, è un riconoscimento?”
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