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venerdì 8 novembre 2013

La verità è bugiarda

Un aureo libretto, oggi più di attualità di venticinque anni fa, quando Salvatore S. Nigro lo propose. Una miniera, tanto spregiudicata da riuscire ammirevole.
L’aurea compilation di Salvatore S. Nigro riporta la “Descriptio silentii” di Celio Calcagnini, umanista, “La scienza nuova” di Celio Malespini, falsario, specialista di falsi cifrari, e plagiario, “L’apologia della menzogna” di Giuseppe Battista, accademico, e “Un vocabolario per la menzogna” del filosofo Pio Rossi. Ma non per ridere.
Un filone di cultura, molto italico. Calcagnini, l’umanista cui si deve il titolo, e Malespini, falsario di professione e plagiario, sono Cinquecento, il gran secolo dell’Italia, Battista e Rossi puro Seicento, lo svilimento dell’ingegnosità, nel parlare ornato, seppure insignificante, che molto si vanta di saper dire il contrario di tutto, anche fuori di questa modesta antologia, ma non  senza residui. Alberico, giurista internazionalista tuttora di reputazione, marchigiano, professore di diritto romano a Oxford, amico di Giordano Bruno, aveva aperto il secolo con un “De abusu mendaciii”, il vero e il falso prospettando come apocrifi, effetto di reciproca speculazione. L’idea è venuta a Nigro da Oscar Wilde naturalmente, la “Decadenza della menzogna”, ma non per celia.
C’è un che di irresistibile nelle argomentazioni, dietro il sofisma o il cinismo. La verità è madre dell’odio, può asserire non senza verità il canonico Battista, poeta, accademico degli Oziosi a Napoli, di origini pugliesi – come Torquato Accetto, il teorico principe della dissimulazione, già restaurato da Benedetto Croce. E non sono “falsi” tutti gli effetti dell’arte, la prospettiva, la retorica, la pittura (“bugie di colori”), la poesia. Cioè tutto – lo dice anche Platone, si difende Battista, “Repubblica”, 3: “La menzogna non si addice agli dei, ma agli uomini è utile, anzi necessaria; a tal punto che ce ne serviamo come medicamento”. Precetto di cui il repertorio di Pio Rossi, “Un vocabolario per la menzogna”, autore dimenticato, spiega tutto. Da “Accusare” a “Uomo prudente”, la verità non è della parola? Cioè di un fiato. Il verosimile inganna. La verità non è che una, le bugie molte. O, tradotto da Seneca, “Lettere a Lucilio”, II, 16, 9: “Nessun limite è al falso, un qualche limite è alla verità”.. 
“Chi vuol accusare gli altri”, ha detto Rossi in apertura, “deve prima esser egli stesso puro e innocente”. La compilazione si apre col primo dei quattro trattatelli dell’“Elogio della menzogna”, una “Descrizione del silenzio”.  Rossi conclude: “Il pazzo, tacendo, è reputato savio”.
Celio Calcagnini, Celio Malespini, Giuseppe Battista, Pio Rossi, Elogio della menzogna



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