Colpo di teatro al processo – si stava per
scrivere al festival – di Firenze sul delitto di Perugia. Cioè no, si sapeva: è
stato scritto, si vede. Il processo fiorentino per l’assassinio di Meredith
Kercher aveva e ha tutta l’aria di essere una riedizione del Mostro di Firenze.
A ruoli invertiti con Perugia: nel caso del Mostro fu la corte umbra ad
assicurare a Firenze l’impenetrabilità. I giudici non sono gli stessi, ma le ombre
sì. I cronisti invece, molti di loro, sono sempre gli stessi, pronti a
rimestare.
Perché
la vicenda non è semplice. Dell’assassinio di Meredith Kercher. È mancata
l’harakiri della vittima, e ora la cosa non si può decidere. Firenze è il luogo
dove i ventuno morti dei plurimi omicidi di perversione sessuale furono
addebitati a tre mentecatti, Vanni, Lotti e Pacciani. Mai la tracotanza della
giustizia fu tanto spudorata. Perugia interinò l’insabbiamento spudorato. I
ruoli sono ora invertiti, e Firenze è deputata a ricambiare il favore. Per
obbedienze, è da supporre, convergenti.
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