Una schiava
liberata, dopo che il padrone la sorprese in preghiera avvolta dalla luce? O
suonatrice di flauto e meretrice? Di sicuro è una mistica, vissuta in Iraq nel
secolo VIII, fino a vecchiaia inoltrata, benché in povertà, e di cui fu
raccolta una serie di detti memorabili. Detta poi “la madre” del sufismo, il
misticismo più radicale dell’islam – quello per cui anche la preghiera è una
distrazione dalla comunione col Vicino, uno dei novantanove “bellissimi nomi”
con cui Dio è invocato nel “Corano” (“più vicino a noi della stessa nostra vena
jugulare”).
Una miniera.
Paradiso e inferno “tradiscono” Dio: “Il culto dev’essere immune da speranza e
timore”.E sul paradosso del pessimismo, a chi lamentava: “Che tristezza!”,
risponde: “Non mentire! Di’ piuttosto: «Che poca tristezza!» Se tu fossi
triste, la vita non ti rallegrerebbe…. La tua esistenza è tua preda, se sei
saggio”.
Rābi’a, I
detti di Rābi’a
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