domenica 17 novembre 2013

L’esistenza predatrice del mistico

Una schiava liberata, dopo che il padrone la sorprese in preghiera avvolta dalla luce? O suonatrice di flauto e meretrice? Di sicuro è una mistica, vissuta in Iraq nel secolo VIII, fino a vecchiaia inoltrata, benché in povertà, e di cui fu raccolta una serie di detti memorabili. Detta poi “la madre” del sufismo, il misticismo più radicale dell’islam – quello per cui anche la preghiera è una distrazione dalla comunione col Vicino, uno dei novantanove “bellissimi nomi” con cui Dio è invocato nel “Corano” (“più vicino a noi della stessa nostra vena jugulare”).
Una miniera. Paradiso e inferno “tradiscono” Dio: “Il culto dev’essere immune da speranza e timore”.E sul paradosso del pessimismo, a chi lamentava: “Che tristezza!”, risponde: “Non mentire! Di’ piuttosto: «Che poca tristezza!» Se tu fossi triste, la vita non ti rallegrerebbe…. La tua esistenza è tua preda, se sei saggio”.
Rābi’a, I detti di Rābi’a

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