martedì 12 novembre 2013

Letture - 153

letterautore
Confessione – Sarebbe la penitenza – siamo in epoca penitenziale. Si confessano i peccati, per l’assoluzione dei quali si fa una penitenza. Il “Confiteor” è la confessione dei peccati.
Italiano - La “Dante Alighieri”, che non ha più dallo Stato in Italia nemmeno i pochi fondi per la rappresentanza, si finanzia con i corsi all’estero: sempre più persone nel mondo studiano l’italiano. È l’effetto della globalizzazione, che ha introdotto nel “mercato” miliardi di “nuove” popolazioni. Ma è indubbio che la lingua suscita ancora richiamo, per essere parlata da un “mercato” di soli 60 milioni di persone. Quasi, pare, alla pari del francese.
Milano – Mai tanto trascurata che da quando fa la politica, l’opinione e la letteratura in Italia. Dionisotti oggi avrebbe solo da lamentare se stesso, insomma il Nordico. Gli studi nordici, di Folena, Roscioni, Contini, Dionisotti stesso, hanno lasciato Milano prosciugata. Dimenticati totalmente Parini e Porta, che fecero la letteratura in mezza Europa, da Pietroburgo a Lisbona, e anche il Manzoni poeta non se la passa bene. Con tutti gli altri - Dossi, Arbasino, Testori è come se non esistessero. Si parla di Gadda perché, ancora, vende – e poi è stato toscano e romano, lo difende bene il Centro. Non “esistono” le grandi basiliche ambrosiane. E anche la Scala non se la passa bene, con produzioni mediocri.
Poesia – “Che ce ne facciamo dei poeti (wozu Dichter) nel tempo del bisogno?”. È verso di Hölderlin, dell’elegia “Pane e vino”. Che Heidegger legge come poesia della fine della poesia, dopo la fine di Dio. Di un poeta che invece continuò a poetare anche nella follia, lunga più della sua vita attiva.
Proust – L’immagine è insistente della “Ricerca” come di un bordello. Un mondo vasto, e estenuato, huysmansiano, ma chiuso: gli odori, i sapori, i suoni, l’infanzia, le zie, la politica, sono stanti o vengono da fuori, e restano infine fuori, se vive: il mondo della “Ricerca” sa di diverso. Con spreco di lussi anche e di titoli ma asfittico, senza aria: monomaniaco. Attorno a una certa concezione dell’amore, legata al sesso, colpevolizzato (rifiutato o condannato). Vissuto nella colpa, visto come perversione – Proust lo considera così. Al meglio vissuto come un coitus interruptus, la “karezza” della dottoressa Alice Stockham, a orgasmo sospeso.
Lo stesso Proust, che al liceo non si nascondeva, aveva elaborato una forte censura sociale (familiare, borghese) sul sesso, che personalmente visse come peccato e vergogna. Da qui il modo di procedere nella narrazione di “pervertiti”, al quale l’Autore si professa estraneo. Céleste Albaret è morta nel 1984 giurando fino alla fine sulla eterosessualità del suo padrone, o almeno sulla sua non omosessualità – uno che in definitiva aveva conosciuto del sesso quello che considerava una degradazione.

Scrivere - Era un esercizio, severo e incerto. Ora scriviamo tutti, messaggiamo, twittiamo, raccontiamo. Potendoci auto editare online. Come sembrano remoti le inchieste e i manuali “Perché scrivete?”

Venezia - È, non da ora, sotto lo stigma di “Morte a Venezia”. Disfacimento, putredine, afrore, impossibilità di pensare. Un’immagine che via via, lungo un secolo ormai, ha determinato la cosa. Per Venezia tanto più, che non è città “naturale”, di collie, portuale, di fiume (anse, incroci), ma essenzialmente umana: scavata, “fondata”, arginata, contro un natura mai doma e semrpe inclemente, variamente – friabilità, maree, paludismi.
Venezia può anche essere viva e pulsante. Ma non può vincere la maledizione di Thomas Mann.

Viaggio – Si apprezza in letteratura con la serendipità di Walpole, che anima la vita quotidiana e ha alimentato la “scoperta”. La possibilità di trovare per circostanze fortuite qualcosa di inatteso o di estraneo ai proprio progetti e all’anamke., alla vita ordinaria, necessitata.

letterautore@antiit.eu 

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