Anonimo – Sorpassato e quasi spretato.
Degradato. Dalle intercettazioni, che tutto espongono, a partire dalle parti
oscure. De Amicis e Sciascia ne facevano motivo di scandalo, ora sono la regola
e anche la legge. Anche come topos letterario, è debole: la cronaca lo
sovrasta.
Critica – Quella letteraria
va a morire, ha perso funzione e stimoli. Sopravvive per l’insegnamento. Per la
carriera nell’insegnamento, dottorati, ricerche, cattedre, più che per la
funzione pedagogica. Che non trova, e nessuno le richiede.
Dante - Annamaria Testa
ha un brand Dante nell’“Agenda letteraria
Dante Alighieri 2014”. Di sicuro richiamo pubblicitario, assicura. Da oltre un
secolo ormai, per la “coerenza di segno” dell’immagine, il legame diretto tra
nome e immagine, che quindi beneficia subito dell’autorità del poeta – legame
più difficile, spiega, per Leonardo (tanti hanno la barba) o Shakespeare (il
cui unico “ritratto” lo confonde con Cervantes o qualsiasi altro gentiluomo del
Seicento. Il più antico, ormai di 120 anni, è l’Olio Dante, dei Costa di Genova:
cominciando a esportarlo in Sud America nel 1898 come Olio Costa, la famiglia
genovese se lo vide scambiato per olio portoghese, e allora optò per la sicuro
richiamo italiano di Dante. Il brand
copre peraltro, assicura Annamaria Testa, anche prodotti non italiani.
Illusioni – Avviene che
Armando Torno pubblichi un “Elogio delle illusioni” nel mentre che si rilegge
un “Friedrich Nietzsche, Intorno a Leopardi”, che raccoglie i riferimenti di
Nietzsche a Leopardi poeta e filosofo intorno al tema delle “illusioni” (non
c’è naturalmente un “Intorno a Leopardi” di Nietzsche, ma Cesare Galimberti ha
trovato abbastanza materia sul tema, e ha saputo organizzarla con questo titolo). “Il più solido piacere di questa vita è il piacer vano
delle illusioni”, è una costante del grande pessimista.
Montale – “An Eusebio”
è un inno d’amore di Karoline von Günderode, gentile, bellissima poetessa,
morta suicida a 25 anni per essere stata abbandonata dall’amante Friedrich
Creuzer, che le preferì la moglie. Eusebio è pseudonimo per Creuzer.
Razzismo
–
Si celebra di J.F.Kennedy l’apertura sui diritti civili, cioè sull’eguaglianza
dei neri. Ma nel 1966, tre anni dopo il suo assassinio, la società editrice
Vogue di New York licenziava la Edmonde Charles-Roux, la scrittrice, direttrice
del “Vogue” europeo (francese). perché aveva messo in copertina una modella
nera.
Recensione
–
Si potrebbe dire una “censura regale”: di libri normalmente non letti, per i
quali si spende l’autorità del critico. In Italia. Si vede immediatamente leggendo
le cronache letterarie in Svizzera, in Germania, in Inghilterra, in Francia,
negli Usa. Dove c’è l’abitudine alla lettura, e anche , s’indovina, il piacere
di leggere, e le recensioni parlano del libro, all’ingrosso e al dettaglio. Si
capisce che lasci il campo alla presentazione, l’anticipazione, l’aneddoto, la
curiosità.
Il giornale perde la sua funzione in un
mercato vasto, di idee oltre che commerciale. L’abbandono della recensione è un
aspetto della perdita di autorevolezza che il giornale si sforza oggi di
acquisire, livellando il gusto, la natura e la qualità dell’informazione,
l’elaborazione critica.
Ripetizione
–
Si rilegga il teatro dell’assurdo, Ionesco, Adamov: riporta in automatico a Hemingway, “Il vecchio e il
mare”, e alla sua maestra, Gertrude Stein: l’effetto straniante (polimorfo)
della ripetizione, della parola ripetuta.
Vittoria a Milano –
Contini ha, nei suoi “Quarant’anni di amicizia” con Gadda, un
“antivittorianesimo ambrosiano”. Nel senso del rifiuto costante, con fuga
finale, di Gadda da un vittorianesimo ambrosiano – “L’anima di Gadda si muove
tra i poli sentimentali della reazione furente a una determinata vita borghese
(del suo, diciamo, antivittorianesimo ambrosiano) e della disperata elegia innanzi
al volto più mortale della condizione umana”. È una costante, anche dopoguerra,
di Manganelli o Arbasino, dello stesso Testori che pure non lasciò la città: un
conformismo ambrosiano.
Villon in Sicilia – Vanno
molto, dopo il “Gattopardo”, e “Oublier Palerme” di Edmonde Charles-Roux (e più
al tardo film che Rosi ne trasse nel 1990, con la sceneggiatura di Gore Vidal e
Tonino Guerra), le memorialistiche sull’isola, anche di chi non ha memorie.
Tutte grate: un tempo era meglio. Ora di Camilleri e Simonetta Agnello Hornby,
ieri di Consolo e Bufalino. Perfino Sciascia vi si abbandona, per il resto
lucido.
Si ricorda sempre con nostalgia, grata. Gli odori, i sapori, i
colori, eccetera, anche se si sudava molto e si moriva di freddo. Un idillio
sempre la vita in campagna – che pure era orrida. I dolci delle zie e le nonne
non erano cariati. I gelati non si squagliavano. E sono tutte luminose le
infanzie, le adolescenze, le giovinezze. Si rimemora grati perfino la “vecchia
mafia”. I vecchi principi, inutili, quando non erano dementi e sempre spreconi.
E i vecchi briganti, assassini eletti a arruffapopoli. Obliterando curiosamente
– caratteristicamente - la pratica
religiosa, le messe, i battesimi, le cresime, con gli inevitabili padrinati,
che tanto contano.
Ma si rimemora con una distinta fragranza, inconscia certo ma non
incongrua: metri, cadenze, litanie, temi rinviano a Villon. Al poeta del
Quattrocento francese pregiatore delle dames
jadis e le neiges d’antan. Un
rinvio bizzarro ma perfettamente aderente. Compresa la fama sulfurea posticcia
che lo stesso si era creata.
Villoniano anche il modo di rapportarsi con la realtà dell’isola, il
suo modo di essere: l’autogratificazione memoriale dell’infanzia e
l’adolescenza va sempre, in ogni occasione, al passo con l’abominazione dell’isola. Tutti se ne
sono andati via, se ne tengono lontani e la deprecano. In tutti gli aspetti:
relazioni sociali, politica, amministrazione, urbanistica, imprenditoria,
acqua, mare, campagna, montagna, monumenti, palazzi, e perfino i linguaggi,
cittadini, regionali, isolani, e perfino la tenuta dei monumenti antichi e dei
musei, che in Sicilia sono opera d’arte e di passione..
letterautore@antiit.eu
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