lunedì 11 novembre 2013

Partita a cinque

È una corsa a cinque. È come se: tutto lavora nei due schieramenti per sdoppiarsi. Già alle prossime elezioni, alle Europee in primavera ammesso che il governo Letta tenga, ci potrebbero essere cinque schieramenti, due a destra, due a sinistra, e Grillo. Gli sdoppiamenti potrebbero essere cosa fatta già entro Natale.
È l’esito quasi obbligato del neo guelfismo. Della ricostituzione del centro, si chiami o no Nuova Dc. Con aporie anche forti, ma la tendenza è quella.
Berlusconi lavora per sganciarsi dal governo. Per coprire con la crisi politica la vergogna dell’espulsione dal Parlamento. Ma anche per lasciare soli Alfano e gli altri. Tenendosi i propri voti. Recuperando l’astensione di febbraio con una politica più aggressiva. Riagganciando più solidamente di prima la Lega e Storace, che, con qualsiasi legge elettorale pensabile, non potranno che legarsi a un partito forte elettoralmente.
La scissione nel Pd, se è nei fatti, e ancora più decisa che tra i berlusconiani, è aggrovigliata. Non c’è un dominus del voto. C’è una divaricazione forte anche nella parte ex Dc del partito, tra Renzi e Letta. Il minacciato ritorno ai Democratici di Prodi e alla Margherita di Fioroni è, in cifra elettorale, un ritorno del neo guelfismo al meno: nell’Ulivo, come poi nel Pd, è l’ex Pci che ha sempre portato i voti, i vecchi democristiani di sinistra ne hanno pochi. Mentre la parte ex Pci, data allo sbando, travolta da Renzi, è tornata combattiva. Gli ex Pci puntano inoltre a recuperare, sganciandosi dagli ex Dc, una parte dell’astensione di febbraio e dello stesso voto per Grillo.
La marcia del neo guelfismo, insomma, ora è titubante. L’asse Epifani-Letta potrebbe ancora portare, accentuando la divaricazione con Renzi, a ricomporre la minacciata frattura del Pd. A meno che Renzi non decida - in dipendenza dalla legge elettorale – di fare da solo.

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