venerdì 1 novembre 2013

Perché l’Europa teme la Germania

La Germania blocca il mondo? Non è avventata l’accusa del Tesoro Usa: la Germania tiene in scacco l’Europa, per il suo proprio vantaggio. E l’Europa pesa (ancora) sull’economia mondiale.
Non c’è economista che possa dire il contrario. L’arciprudente Prodi ha anticipato il Tesoro Usa sul “Messaggero” e “Il Mattino” il 16 ottobre, proponendo un’iniziativa europea comune fra Italia, Francia e Spagna, nei confronti della Germania, per una politica anticongiunturale:Una politica assolutamente ragionevole per un paese che ha una crescita ancora modesta, nessun rischio d’inflazione e un surplus mostruoso nella bilancia commerciale (negli ultimi mesi più elevato di quello ci-nese)”. Perché “tale elementare e ragionevole politica” non si fa? Per mantenere in soggezione “i «pigri» mediterranei”, Prodi si domandava e si rispondeva. Partendo da un fatto: “Non una sola decisione per rianimare l’economia è stata presa a livello europeo”. Il fatto non è contestabile.
Problematico è perché l’Europa soggiaccia allo strangolamento. La risposta è composita. Londra ha in Angela Merkel – ha avuto nel governo Merkel di centro-destra - il più solido baluardo al suo filibusterismo finanziario: nessuna regola, nessuna tassa. La Francia vive ormai da due presidenze, Sarkozy e Hollande, da saprofita della Germania, come un qualsiasi staterello centroeuropeo. Nasce da qui l’isolamento dell’Italia. Che ha provato a sfidare la Germania e ha perso. Dopo averla tenuta per lunghi anni in scacco, dai tempi in cui ne contrastò il tentativo di farsi membro permanente del Consiglio di sicurezza Onu.
C’è dunque un’egemonia tedesca. Che però non viene affermata – non si può quindi prendere a partito, come fa il Tesoro usa. Questa egemonia non viene nemmeno contestata, e questo spiega l’inerzia della Ue di fronte alla catastrofe. Ma dall’Italia, benché confusamente, sì. E questo spiega le difficoltà speciali dell’Italia. Spiega anche l’incertezza dell’Europa.
La sfida
Nel caso italiano, il fallimento del collaborazionismo ha dimostrato che non c’è dialogo possibile con la Germania, che solo sa vincere. C’è, c’è sempre stato, anche quando l’Italia era sconfitta, con gli Usa, ma con la Germania non è possibile. Perché, forse, la Germania è fatta così. Ma per l’Italia per un motivo preciso: perché la Germania malgrado tutto si sente ed è in concorrenza col Belpaese. Fino a ieri negli elettrodomestici, ora ancora negli autoveicoli, sempre nelle macchine utensili, la meccanica fine, le biotecnologie, l’arredamento, la casa, e da qualche tempo nell’alimentare e la moda pronta.
La sfida con l’Italia peraltro non è chiusa, anche se l’Italia ha perso un numero considerevole di partite. Sul piano economico tutte – quasi tutte. E anche sul piano politico. E questo aumenta le perplessità, anche dei più sguarniti appeaser – Napolitano perlomeno, se non Monti, e altri leader europei. Per la durezza stessa dello contro. Della Germania reale dietro le buone maniere.

C’è risentimento. La Germania non è al Consiglio di sicurezza Onu, impedita dall’Italia, ma è lo stesso, col consenso francese e britannico, e anche americano, il Quinto Grande nelle assise internazionali dove si decide – in realtà il terzo, stante l’inconsistenza di Parigi e Londra. Perfino in quelle di cui non gli frega nulla, come l’Iran. Uno. Due: Napolitano ha tentato di recuperare stendendosi ai piedi di Angela Merkel. È andata peggio: calci in bocca, con sghignazzi. E le perplessità hanno cominciato ad affiorare: Letta ne ha incontrate in tutte le capitali dell’Est.

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