Formidabile Bachmann,
si capisce che si rinnovino le riedizioni di queste note di passeggio a Roma,
anche a opera della stessa casa editrice, della poetessa ventisettenne. Con un’esilarante introduzione di Agamben,
che fa rivivere, in aggiunta, la relazione poetica del secolo, quella che
sempre si sottace tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan. Nonché Giacinto Scelsi,
personaggio speciale oltre che musicista.
Note non
eccezionali, ma oneste, e questo evidentemente è molto a Roma, moltissimo.
Parliamo del 1955. Il Pci è uno “stato dentro lo stato”. L’avvocato Sotgiu,
Pci, presidente della Provincia, fustigatore della borghesia nello scandalo
Montesi, è un pedofilo. I ricavati del dazio, nei Comuni Pci, vanno al Partito.
I liberali si suicidano votando i patti agrari fanfaniani. “Guardando Roma dal
Gianicolo si nota come nessuna ciminiera disturba la fisionomia della città”,
caso unico fra le capitali dell’Occidente. Cinecittà è (ancora) al secondo
posto, dopo Hollywood, nell’industria cinematografica occidentale. Milko
Skofic, il marito di Gina Lollobrigida, è uomo di “grande cultura, spesso ospite
del famoso archeologo Ludwig Curtius”. La Lollobrigida si è presa una vacanza,
per lanciare una gara di pittura: acquisterà
uno solo dei ritratti che le saranno fatti, ma “questo ritratto della Lollobrigida
ha risvegliato l’interesse della gente per la pittura”.
Sono le
cronache di un anno per radio Brema dal luglio 1954 al giugno 1955 – una corrispondenza
nella quale Ingeborg era succeduta a, e su raccomandazione di, Gustav René
Hocke: navighiamo in alto. Più alcuni articoli sporadici, e la breve
riflessione del titolo, un testo “poetico” – impressionistico. La
corrispondente parlò presto benissimo l’italiano – Uwe Johnson giungerà ad
attribuirle la traduzione italiana di Jung… L’onestà è anche un fatto di
scrittura, e Bachmann malgrado tutto scriveva “semplice”.
Ingeborg
Bachmann, Quel che ho visto e udito a Roma, Quodlibet, pp. 123 € 11
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