Era un po’ di tempo che non se ne sentiva
parlare, Ruby ce ne aveva liberato. Sembrava finito e invece è bastato un
accenno agli ebrei sotto Hitler èd è subito riemerso: il fascismo. Di cui non
si sa se Berlusconi è portatore o profittatore (dell’abominio del fascismo), ma
insomma, rieccolo.
Giacomo Noventa immagina, “Caffè Greco”, intellettuali
e politici riuniti al Caffè Greco a Roma per votare “ill primo articolo dello
Statuto della nascente Confederazione italiana”. Immaginava, nel 1946: “A
decorrere dal 1° gennaio dell’anno Duemila, nessun uomo o partito politico o
movimento affine potrà dichiararsi irresponsabile dei propri errori” – il tesseramento
del Pd per esempio - “né pretendere a una diminuzione del biasimo pubblico,
allegando che c’è stato il fascismo”.
Non sta bene evocare nella Seconda
Repubblica, o è la Terza?, un socialista. Per giunta saragattiano. Ma sono
passati già tredici anni dal Duemila. E dal 1946, cosa è cambiato?
Si capisce la voglia di scandalo, ma il fascismo?
Qui oggi “si allega” non che c’è stato, ma che c’è il fascismo.
Veramente vogliamo fare di Mussolini il
metro e il termometro della storia italiana e delle nostre modeste vite?
E perché impoverire la retorica? Berlusconi
è più abile. Altroché!
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