Dal 15 ottobre è segretario di stato mons.
Parolin. Il quale però è impedito fisicamente. Non da ora, da prima del
passaggio dei poteri. Anzi da prima della nomina. Ciononostante il papa Francesco
ha voluto il passaggio dei poteri: per eliminare il cardinale Bertone.
Colpe di Bertone? Nessuna ufficialmente. Francesca
Immacolata Chaouqui, consigliera finanziaria del papa, in estate lo disse un
ladro – con Tremonti frocio. Poi si rimangiò l’accusa. Ma è vero che Bertone
era da tempo inviso al partito degli affari in Vaticano, oggi puntato sulla
sanità, il ramo di attività più cospicuo, e più ricco, del Vaticano stesso.
Essendosi opposto alla liquidazione del ramo romano (Idi, Fatenebefratelli,
Gemelli). Dopo avere a lungo tentato di opporsi, senza successo, alla
liquidazione del San Raffaele a Milano, caduto preda di avidi interessi
confessionali, del gruppo Rotelli-Banca Intesa.
È caduto nel limbo anche il nuovo Ior. Che papa
Ratzinger aveva avviato. Per disinnescare altri appetiti, anche qui, di gruppi
confessionali antivaticani. Papa Francesco è artefice o vittima di questa
liquidazione. Potrebbe essere l’una cosa e l’altra, dato che di tutto si occupa
meno che della Santa Sede.
Al tempo delle accuse di Chaouqui, due mesi fa,
Massimo Franco argomentò l’ipotesi di un complotto per screditare, attraverso
l’accusatrice, il papa che le vuole bene. Esperto democristianologo, Franco si
era fatto accreditare provvisoriamente come vaticanologo dal suo giornale, il
“Corriere della sera”, per spiegare che il papa stesso era per l’idea della
congiura.
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