Chioma - Degli idiomi del corpo,
complessi e avventurosi, sempre oltre ogni luogo comune, la chioma è uno dei
più vari, per foggia, ampiezza, colore, durezza, morbidezza, vaporosità. Angela
Davis alla London School of Economics nel 1966, al seminario di Economia dei paesi
in via di sviluppo, incuteva rispetto per la chioma prima che per le
argomentazioni.
Wikipedia solo ne riporta aneddoti. Tipo che: in Cina tagliarsi i capelli era un disonore. In quale Cina? O che le mogli dei marinai nei paesi di mare non si tagliano i capelli finché i mariti non sono tornati. Mentre quando possono vanno dal parrucchiere, specie in assenza dei mariti, che sempre sono comunque ingombranti. La trattatistica della seduzione, pure ampia, si imita a farne un segnale secondario, nell’uomo come nella donna. È tutta ricorrente nella tradizione, specie nella forma lunga.
Wikipedia solo ne riporta aneddoti. Tipo che: in Cina tagliarsi i capelli era un disonore. In quale Cina? O che le mogli dei marinai nei paesi di mare non si tagliano i capelli finché i mariti non sono tornati. Mentre quando possono vanno dal parrucchiere, specie in assenza dei mariti, che sempre sono comunque ingombranti. La trattatistica della seduzione, pure ampia, si imita a farne un segnale secondario, nell’uomo come nella donna. È tutta ricorrente nella tradizione, specie nella forma lunga.
I
capelli lunghi sono motivo di vanto in Assalonne, verità e forza in Sansone,
santità in Samuele - sono squallore e bruttura in Nabuccodonosor, il nemico. In
Gulliver sono più che altro d’impaccio. Il dottor Groddeck ha individuato nei
pazienti affetti da caduta di capelli il desiderio di perdere con essi i pensieri.
Tenerseli, e esibirli, ha quindi il significato contrario, di assunzione delle
responsabilità. Del resto Cesare significava in origine capelluto, derivato da
Gilgamesh-Sansone. Secondo Desmond Morris le ciglia false erano una specialità
britannica già nel Settecento, e la fronte bassa un segno di bellezza in
Egitto, Svezia, Francia nell’antichità. Come in India, dove i capelli lunghi e
ben oliati distinguono i moralmente superiori.
Negli
Usa si vendevano nel 1968 ogni giorno quarantamila parrucche alla Beatles. E se
uno non si cresceva i capelli, o si era liberato dei pensieri alla Groddeck,
l’unico da cui Freud accetta d’avere imparato qualcosa, era un fascista. Quarantamila
parrucche al giorno fa quindici milioni l’anno, tutti simil Beatles: la
rivoluzione era preclusa ai calvi?
I
capelloni furono nello stesso 1968 l’innovazione più contesa. Non bisogna
sottostimare il carattere politico del fenomeno. Il golpe di Napoleone il 18 brumaio
maturò quando due giovani al caffè Garchi furono insultati e uccisi per la loro
elaborata pettinatura su istigazione del Direttorio, che s’immaginava di
governare anche l’estetica. Nel 1968 si sarebbero pensati i capelli lunghi un ritorno all’ipertricosi risorgimentale, con
baffi atteggiati e barbe. Ma il professor Spadolini, del Risorgimento custode,
che dirigeva il Corriere della sera”, disse
l’argomento blasfemo e promosse una serie di crociate giornalistiche contro.
Musica
–
È “le anime profonde, della materia recluse,\ in lotta per il soffio di vita,
per la liberazione”, dell’ode “Die Töne” di Karoline con Günderode: il musicista
è colui che libera le catene “affinché il desiderio\ melodioso sgorghi fuori
dal mutismo”. I suoni non si creano,
sono “liberati”: incamminati “sul blu dell’arcobaleno,\ sulla cresta delle onde
selvagge,\ guizzarono stormendo in cima agli alberi,\ in gola all’usignuolo sospirarono”
e all’orecchio dell’uomo mormorando “s’innalzarono al suo foro interiore”. Una “storia” molto persuasiva, ne inquadra il mistero
più che la logica dei numeri.
Riposo
–
Sandro Zanzotto, il poeta, in una prosa di quarant’anni fa sulla “zona” del
Quartier del Piave, la sua “zona”, fa grande caso dell’ “antichissima Pieve di
San Pietro di Feletto”, che ne è la storia e l’anima. E, “nel piccolo raccolto
battistero” della chiesa, di alcuni affreschi. Uno è su un tema “che merita
veramente una grande attenzione, anche perché se ne ritrovano esempi piuttosto
raramente, in Italia sono soltanto due o tre, poi nei Grigioni se ne ritrova
qualcuno. Il tema è quanto mai affascinante e dall’affresco emana un senso di
mistero, di enigma sotto certi aspetti. Il tema è quello del «Cristo della
domenica», cioè il tema originario sta a significare tutti i dolori, in qualche
modo, che vengono apportati al Cristo dall’infrazione del divieto del lavoro
domenicale”.
L’emozione del poeta è “poetica” –
Zanzotto si sarebbe meravigliato di aver posto il fatto religioso
(l’interdetto, la figura del Cristo) a nucleo del suo “essere”: nostalgico,
emotivo, epidermico. Ma il riposo è un messaggio e una sociologia. Più
caratterizzato oggi che si ripudia, al confronto cioè con l’odierna sua
cancellazione. Progressiva e giusta
(lo shopping del lavoratore, la fitness, la wellness, l’aggiornamento,
il social network): economica,
sociale, sanitaria. Ma è dove, anche, il “messaggio” laico – la razionalità a
basso voltaggio, la modernizzazione presunta, l’opinione pubblica falsa, com’è
forse della sua natura – si appiattisce. Sul business. Che invece è sempre (per definizione) furbo.
Sopravvivenza – Non si parla
d’altro, nelle aree e fra i popoli più ricchi della terra, e più studiosi. Per
una prospettiva che comunque sarà, non potrà essere di meno, di milioni di anni
– quanto è impossibile immaginare della storia. In una col sogno realistico di
un’estensione di decenni della vita media, con l’abbandono di Dio e di ogni
altro supporto metafisico, e con la fiducia, che si penserebbe ragionata, nella
propria capacità d’intraprendere. Per una forma apotropaica, di scongiuro? Per una voglia di masochismo?
Suicidio
–
La bella e gentile Karoline von Günderode si pugnalò
prima di buttarsi al fiume, subito dopo essersi scritto l’epitaffio, a
venticinque anni, per un torto d’amore subito, lei che non credeva all’amore. Lo
scrittore argentino Francisco Lopez Merino si uccise davanti allo specchio, nella
cantina del Jockey Club a La Plata. Si suicidavano i soldati giapponesi
nell’ultima guerra piuttosto che arrendersi – meglio un giapponese morto che
uno vivo?
La
fantasia non difetta. Arria, matrona romana, esitando il marito Cecina Peto,
s’affondò il pugnale nel petto, lo estrasse, glielo porse e disse: “Paete,
non dolet”. Massinissa invece, il leader libico, mandò a dire alla moglie
Sofonisba, quando entrambi caddero prigionieri di Scipione l’Africano: “Evita
l’onta del suo trionfo, ucciditi!”. Petrarca commosso ne ha tratto il poema
“Africa”. Sofonisba aveva lasciato il marito Siface, re dei Massesili, dopo averlo
spinto a fianco di Cartagine, per Massinissa in quanto filoromano. Anche se non
tutte le precauzioni riescono: Vercors,
esordendo con 21 ricette pratiche di
morte violenta, come richiesta d’amore all’amata, si vede ingoiare un
veleno e impiccarsi a un albero, lanciandosi poi nel vuoto sopra la Dordogna mentre
si spara alla tempia, se non che il salto gli devia il tiro, la pallottola
taglia la corda, e il suicidario cade nel fiume, da cui lo trae in salvo un
pescatore di trote, dopo che ebbe vomitato nell’impatto il veleno.
Weininger si
uccise nella stanza in cui era morto Beethoven. Bisogna dunque disporre, se si
ha un ideale, della sua stanza. A meno che il musicista non emanasse fluidi
mortali. Si dice pure che il filosofo adolescente sia morto per l’odio di sé
ebraico, ma i ricchi ebrei all’epoca, di censo o spirito, diffidavano del
semitismo. Il compito è spesso lasciato al caso. Martin Eden si buttò in acqua
due volte, la seconda con fatica, le spalle essendosi incastrate nell’oblò.
Pericle Yannopulos, lo scrittore greco, si uccise cavalcando nel mare. Enrico,
il figlio ribelle di Federico II di Svevia, saltava col cavallo le gole dei
fiumi, finché annegò nel Savuto, che le acque ha basse. Si gettavano pure i
felici iperborei di Plinio, da una apposita torre, ma dopo un lauto pasto. Uso
restaurato da Gordon Childe, che in taxi ha raggiunto un dirupo a sud di
Sidney.
zeulig@antiit.eu
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