Amore – Wittgenstein
lo assimila alla fede religiosa, atto “soggettivo non di verità”. Forse il
mistero di Wittgenstein è questo: una concezione positivista della verità.
Il
papa oggi gli può così obiettare, “Lumen Fidei”: “Se l’amore non ha rapporto
con la verità, è soggetto al mutare dei sentimenti e non supera la prova del
tempo”. È anche facile, infatti il papa aggiunge: “Senza verità l’amore non può
offrire un vincolo solido, non riesce a portare l’«io» al di là del suo
isolamento, né a liberarlo dall’istante fugace per edificare la vita e portare
frutto”.
“Amor ipse notitia est” è di san Gregorio
Magno: l’amore come conoscenza e forma di conoscenza.
Fede – Si chiude
l’Anno della fede indetto dal papa Benedetto XVI, dopo che il suo successore
papa Francesco ha avallato, rielaborandola, la sua enciclica in materia, “Lumen
Fidei”, la fede come lume, luce. L’anno si chiude senza però nessuna
manifestazione illuminante, in nessuna direzione, né delle altri fedi né dei
senza fede. A parte le sviolinate dei due papi ai due più noti, nonché
professi, atei di Roma, Scalfari e Odifreddi. E poi c’è sempre la rinuncia
dello stesso papa promotore, una confessione di fede debole.
Potrebbe
essere una “prova”, che la fede è la grazia: o uno ce l’ha o uno non ce l’ha,
per papa che sia. La questione è come l’ha posta Esiodo ne “Le Opere e i
giorni”: “Un’aurea stirpe di uomini mortali cerarono nei primissimi tempi gli
immortali che hanno dimora sull’Olimpo”,
La
questione è sempre al “Proslogion” di sant’Anselmo: “Credo per comprendere, non
comprendo per credere”. È la voglia di conoscenza, che niente si preclude. O,
in altri termini, di Fichte, “I tratti fondamentali dell’età presente”: “Nulla
è come è perché Dio vuole arbitrariamente così, ma perché Dio non può manifestarsi
altrimenti che così… Comprendere con chiara intelligenza l’universale,
l’assoluto, l’eterno,e immutabile, in quanto guida la specie umana, è compito
dei filosofi”.
Illusioni
–
Riproposte da Armando Torno nel suo trattatelo, “Elogio delle illusioni”, ripropongono
la rilettura di Leopardi in quanto filosofo. Per una serie di considerazioni costanti
per tutta la lunghezza dello “Zibaldone”, e di sicuro impianto di riflessione: le illusioni come creazioni fantastiche e insieme “arte”
della conoscenza. “Zibaldone” 3237-3238: “Chiunque esamina la natura delle cose
con la pura ragione, senz’aiutarsi né dell’immaginazione né del sentimento, …
potrà ben quello che suona il vocabolo analizzare,
cioè risolvere e disfar la natura, ma e’ non potrà mai ricomporla, voglio dire
e’ non potrà mai dalle sue osservazioni e dalla sua analisi tirare una grande e
generale conseguenza”. Come metodo conoscitivo. Ma anche come “fatto” metafisico:
“Io considero le illusioni come cosa in certo modo reale stante ch’elle sono
ingredienti essenziali del sistema della natura umana”. Avendo già prima (“Zibadone”
21) risposto al quesito che lo pseudo-Longino si pone nel “Sublime”, perché le
anime grandi diventino sempre più rare, con “la barbarie che vien dopo
l’eccesso d’incivilimento”: “Non c’è dubbio che i progressi della ragione e lo
spegnimento delle illusioni producono la barbarie, e un popolo oltremodo
illuminato mica diventa civilissimo… Le illusioni sono in natura, inerenti al
sistema del mondo, tolte via affatto o quasi affatto, l’uomo è snaturato; ogni
popolo snaturato è barbaro”.
Una corrente razionalista
riconosce, in epoca moderna a partire da Hume, che non è tanto la ragione che
genera i giudizi quanto le emozioni e le illusioni. Meglio si potrebbe dire:
non è il ragionamento a guidare la ragione ma, di più, le illusioni. Compreso
il ragionamento: la ragione, come la verità, si vuole complessa e in progress. Mai conclusa, definitiva,
riposta.
Io – I papi Francesco e Benedetto XVI, coautori dell’enciclica “Lumen
Fidei”, lo mettono tra virgolette. A significare che è un finto io. Il vero io
sarebbe l’uomo, non l’individuo in rapporto (opposizione) agli altri. Per una
voglia di tornare all’ecclesìa, alla
comunità dei fedeli, della chiesa primitiva. Che è una politica. Ma più per il
perdurante sospetto nei riguardi della psicanalisi. Pur essendo la chiesa e i
suoi religiosi versatissimi in psicologia e pedagogia. Ma recuperano da
Maritain e il personalismo la relazionalità: l’individuo isolato non ha
coscienza né conoscenza, né esistenza – “La persona vive sempre in relazione…
Anche la conoscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale”, e “il
linguaggio stesso”.
Suicidio
- Tolstòj,
che poi morì di 82 pienissimi anni, fu affascinato dal suicidio, dice, al punto
da dover ricorrere a “molteplici astuzie” per evitarlo: niente corde in casa, e
niente caccia. Napoleone si lasciò vivere all’Elba da “giudice di provincia”
per scarso coraggio, secondo Potocki, “il coraggio necessario della fine volontaria”.
Stefano Zannovich, anima dell’Europa prima della Rivoluzione, alias Castriotto d’Albania, Bellini,
Babindon, Czernovicz, Sarra Tabladas, grande di Spagna, duca del Montenegro,
patriarca ortodosso, pretendente d’Albania, si tagliò la vena basilica con le
unghie. Non è una misura né un giudizio, è un esito.
In
natura il suicidio è programmato, per apoptosi: le cellule malate vengono
automaticamente uccise per evitare la proliferazione. Ma questo non vale per i
tumori.
Resta
da capire perché gli assassini di professione e gli ergastolani, oltre agli
animali, non si uccidono. E Leopardi, che pure lo filosofò, indispettito dal
“candido Leibnizio, per cui il mondo presente è il migliore di tutti i mondi
possibili”, e vi incitò i giovani, per il suo senso acuto del male, lui
ghiottone di gelati, belle donne e intimità. Un altro scrittore, Gian Falco,
alias Giovanni Papini, consiglia una morte pulita col pensiero: “Morire a forza
di pensare di dover morire”.
Chi non crede in molte cose, dunque, non si
uccide.
Verità – “L’uomo ha bisogno di verità”, dice il papa con la chiesa
tutta. Ma, aggiunge l’enciclica “Lumen Fidei”, la verità vuole amore: “Senza
amore, la verità diventa fredda, impersonale, oppressiva per la vita concreta
della persona”.
Dunque, la verità dev’essere
calda e non fredda – la fredda razionalità.
zeulig@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento