Arriverà più credito disponibile per
l’economia dall’unione bancaria europea, per quanto annacquata dalla Germania,
che dalla nuove regole sulla capitalizzazione e le riserve che entreranno in
funzione e gennaio - l’accordo Basilea III. Il fatto è emerso a margine della
polemica, venerdì scorso, tra Unicredit e il “Financial Times” su alcune
dichiarazioni della banca. I due maggiori gruppi bancari, Unicredit e Intesa,
che si sono allargati a caro prezzo nell’Europa centro-orientale, potranno rinazionalizzare
vasti ammontari di capitale non più
necessari a rafforzare le banche acquisite.
La rivelazione è venuta da una
comunicazione allo European Council on Foreign Affairs di Giuseppe
Scognamiglio, un dirigente di Unicredit con una lunga esperienza di
diplomatico. Riferendosi al core tier 1 di Hvb, la consociata bavarese di
Unicredit, che è più del doppio, il 20,7 per cento, rispetto al 9 per cento
richiesto da Basilea III, Scognamiglio calcolava che Unicredit potrà
rimpatriare 7 miliardi di euro del capitale sottoscritto di Hvp, con un effetto
leva pari a 40 miliardi di credito disponibile per l’economia italiana.
Il core tier 1 è il rapporto tra capitale
sottoscritto e riserve accantonate da una parte e gli impieghi dall’altra.
Anche in Italia, Unicredit e Intesa hanno un core tier più elevato del
prescritto, dell’11,7 e 11,5 per cento rispettivamente. L’operazione
Unicredit-Hvp, benché immune alle indagini penali, a differenza della successiva
operazione fotocopia Mps-Antonveneta, ha appesantito il gruppo italiano in
questi difficili otto anni interorsi dall’acquisto.
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