“Allora,
sono pazza io, o lui?” Lui è Ezra Pound, io è H.D., Hilda Doolittle, donna
bella, inquieta e vorace di corpi, che Pound trasse alla poesia. Una musa che c’è
e non c’è nelle vite di Pound, ma lei sa di esserci sempre. Alla fine, la fine
di entrambi, lui di 73 lei di 71 anni, in trattamento in una clinica svizzera,
uno dei suoi tanti per motivi psichiatrici dopo varie psicoanalisi, H.D. rimemora
su consiglio dello strizzacervelli il suo primo amore, col coetaneo,
concittadino e compagno di scuola Ezra Pound, già allora geniale e balzano. Un
ricordo psicoanalitico, per associazioni, “randomantico” si direbbe, apparentemente
casuale, per immagini emergenti a caso. Amorevole, anche indulgente, ma senza
essere affettato, che attrasse molto Pound, cui Hilda lo mandò in lettura,
propiziandone una serie di lettere, ultime lettere, che fecero la primizia di
questa raccolta alla sua prima edizione vent’anni fa.
Il volume,
curato da Massimo Bagigalupo con un’introduzione e un apparato bibliografico e di
note esplicative che sono una lettura in se stesse, comprende anche un articolo
di David Rattray, “Weekend con Ezra Pound”, nel manicomio di St. Elizabeth a
Washington, pubblicato su “The Nation” nel 1957, alla vigilia della liberazione
del poeta. Con un corredo di foto molto significative di Ezra e Hilda. Le
lettere, a commento della memoria di Hilda, sono quello che dice Bagigalupo,
“di un’intimità e lucidità insolita per Pound”. E “un documento altamente drammatico, in cui il
poeta registra a caldo l’ultima e definitiva crisi della propria capacità di
pensare e creare”. Dopo, tacerà.
Nella compilazione originale, New Directions,
1979, ancora in commercio (“end to torment”. A memoir of Ezra Pound by H.D.”, $
9,50) si può leggere anche lo “Hilda’s Book”, le composizioni di Pound per
Hilda, 1905-1907, con titoli mistilingui, in inglese, latino, italiano, francese,
di sentito “cortese”. Cinque delle venti poesie del quaderno sono state
riprese, con varianti, nelle prime pubblicazioni di Poud. Martin King, il
curatore dell’edizione 1979, aveva trovato molte poesie a Hilda ancora non
pubblicate: “Le poesie dell’«Hilda’s Book», e altre del «San Trovaso Notebook»,
sono tra molte poesie giovanili indirizzate a Hilda (come «Ys-hilda» o «Ysolt»),
che restano inedite e sono ora negli Archivi Pound a Yale”.
La reviviscenza è casuale: “ll dottor
Erich Heydt mi ha iniettato Ezra, infilzandomi la siringa nel braccio. «Conosce
Ezra Pound, vero?». Fu quasi cinque anni fa. C’è voluto molto tempo perché il
virus o l’antivirus facesse effetto”. H.D. è il nome d’autore che Pound diede a Hilda doolittle alcuni anni dopo i fatti, a Londra, dove lei era sposa del poeta Richard
Aldington, nel mentre che, fattivo e decisionista come sempre, riaggiustava e
imponeva i primi versi di lei, “H.D, Imagiste”, a Londra e negli Usa su “Blast”,
“Poetry” e altre prestigiose riviste. Non un gran nome, ma lei se lo terrà per
sempre.
S’incontrarono
che lei aveva 15 anni, lui 17. Fino ai 21 anni di lui, quando Ezra partì per
l’Europa, dopo un episodio boccaccesco di cui si ritenne vittima al liceo dove
faceva le supplenze. Fu un vero fidanzamento, con le famiglie, le visite
reciproche, i progetti. Benché non voluto dalla famiglia di lei. Suo padre
brucerà, per “sollevarla”, le lettere che Pound le scriverà dall’Europa, e il
rapporto s’interromperà. Hilda dimentica Ezra, accompagnandosi anch’essa in
Europa con Frances Gregg, una giovane madre, e poi con vari uomini, mariti e
non – con uno di questi, il musicista Cecil Gray, fece anche una figlia, una
shakespeariana Perdita, mentre era
sposata con Aldington. Ezra non ne fece una
malattia.
Is-Hilda
Al college e nel successivo fidanzamento le
aveva fatto conoscere e amare la musica, la poesia, il teatro. Molti vezzeggiativi
inventando, “lince”, “Circe”, “Is-Hilda”
(per Isotta). Sommergendola sotto “una valanga” di letture, a partire dalla già
amatissima poesia cortese provenzale - con Dante Gabriel Rossetti, non ancora il Dante di cui si vorrà reincarnazione. Per lei scrisse poesie che poi raccolse
in un albo prezioso con copertina in pelle, “Hilda’s Book”, che una delle
amanti di Hilda, voracemente promiscua fino in tarda età, o il figlio di una
delle amanti, o uno dei suoi curatori editoriali poi si vendette all’asta. Un
rapporto fervoroso, che rimarrà costante attraverso i matrimoni e le infatuazioni
dell’una e dell’altro – che Hilda rende a suo modo sempre nella tipologia del’amore
cortese, tra ammirazione e devozione..
Il primo amore
resta a Hilda misterioso - “attraverso quale miracolo si consuma il mariage du ciel et la terre?” - ma
indelebile. Anche H.D., per quanto molto etablished,
convivente infine a vita di una delle più ricche ereditiere svizzere, Winifred
Ellerman detta “Bryher”, voleva essere folle. Un legame ininterrompibile che
Pound condivise, scrive Hilda, con molti altri: “Consciamente o inconsciamente,
sembra che siamo stati incatenati con lui, intimamente legati a lui e al suo
destino”. Alle sue follie, cioè, mitologiche, esegetiche (Pound è un pozzo di
scienza), linguistiche, sempre entro orizzonti progettuali sconfinati - con una
sola, comune, riserva: sul fascismo e l’antisemitismo.
H.(ilda)
D.)oolittle), Fine al tormento. Ricordando Ezra Pound. Con lettere a
H. D. e «Il libro di Hilda» di Ezra Pound, Archinto, pp.253 € 20
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