Crescono le tasse e cresce il debito.
Ognuno vede, non c’è bisogno del ministro dell’Economia, che la ricetta
anticrisi è deleteria: non si sana nulla aumentando le tasse, si aumenta lo
spreco e si peggiora il malanno. Che il gettito diminuisca quando si aumentano
le tasse non è un caso, né una ridicolaggine: lo studente al primo anno di
Economia lo impara, l’imposizione fiscale vuole accortezza, non l’incredibile
semplicioneria di un Monti, e dei suoi eredi.
Cresce il debito malgrado una riduzione
sensibile del costo delle nuove emissioni - in aggiunta alle tasse record. Le
migliorate condizioni internazionali hanno consentito un costo medio del debito
inferiore di almeno un punto nel 2013, da 3 al 2 per cento medio. Un minimo storico, con un
risparmio – in termini di interessi da pagare sul debito – di 5-6 miliardi.
Ciononostante il debito è aumentato e continua ad aumentare.
Ognuno vede che il bubbone è la spesa
pubblica, ingiustificata, incontrollata, apparentemente inarrestabile.
Alimentata dalla stessa crisi, dall’incapacità di arginarla, caso unico in
Europa – la Grecia, pure tanto malmessa, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda,
ovunque i ratios migliorano eccetto che in Italia, ogni paesi
in crisi ha trovato come uscirne, ma non l’Italia. Aumentare le tasse peggiora,
anzi, e non migliora i ratios, poiché
le tasse inducono la recessione, e quindi gonfiano ulteriormente il rapporto tra debito e pil.
La spesa pubblica non cresce in funzione
anticongiunturale. Anche questo ognuno lo vede, non c’è bisogno del ministro
dell’Economia. Cresce e basta: è la spesa cosiddetta improduttiva. In realtà
produttiva di sperperi e corruzione, Soprattutto nella forma degli appalti, la
sanguisuga dell’Italia. Di opere pubbliche in tutte le forme, ponti, strade,
ferrovie, argini, palazzi, costano due e tre vuole che oltralpe. Questo non
ognuno lo vede, è vero. Ma al ministero dell’Economia sì, lo sanno eccome.uesto non ognuno lo vede, è vero. Ma al ministero dell’Economia sì, lo sanno eccome.
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