Angela Merkel gli ha imposto il governo Monti
che ci ha rovinati. Il giudice Esposito, in flagrante molteplice conflitto
d’interessi, gli ha azzoppato la parte politica che lo ha rieletto. La Corte
Costituzionale gli ha reso ingestibile il Parlamento eletto. La Procura di
Torino gli ha azzoppato il ministro della Giustizia, con perfidia nemmeno
mascherata, e la metà del programma per cui il governo Letta era nato. Letta e
Renzi gli hanno cambiato il programma di governo, e lui dice che è lo stesso di
prima. Lui, il presidente della Repubblica. Che Barbara Spinelli - in aggiunta
a Grillo, Travaglio e gli altri miracolati della povertà della politica - ora
accusa di eccesso di potere. Ma quando mai?
Non si può parlare male di Napolitano. In
ragione dell’età, perché no, dell’assoluta morigeratezza, oggi bene assoluto, e
dell’impegno, le buone intenzioni. Ma non è diverso oggi da quello che è stato
una vita: uno che pensa giusto, e si astiene dal praticarlo. Ha vissuto male,
come tutti gli onesti, gli scioglimenti arbitrari del Parlamento da parte di
Scalfaro, ma senza entrare nel merito. Né allora, nel golpismo poco meno che
dichiarato del Quirinale. Né poi, nelle false indagini su Prodi e Mastella che
lo portarono allo scioglimento del 2008. Così ora: disteso sulla linea
dell’imbelle Corte Costituzionale di Scalfaro che cancella il Parlamento, e
insieme impegnato a far durare questo Parlamento che invece è ingovernabile,
con tre gruppi politici equivalenti tra loro ostili – malgrado la
deprecatissima supermaggioritaria legge elettorale. Finendo
per consolidare l’astensione e la protesta - se un 50 per cento del voto
diventa irrecuperabile, che democrazia è? Sulla giustizia non c’è
niente da dire: che il presidente della Repubblica si faccia irridere dal
giudice Montalto a Palermo è terribile per tutti.
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