I giornali finti compagni lo assalgono e
lo ridicolizzano. Ezio Mauro su “Repubblica”, il professor Panebianco sul
“Corriere dea sera”, la mafia degli antimafiosi sul processo di Palermo. Al
governo del suo partito ha un democristiano professo: esagerato, manovriero,
cinico più dei cavalli di razza, e vuoto come un doroteo. Mentre l’adorata
Corte costituzionale dei dorotei scalfariani dichiara solo costituzionale il
voto con la preferenza. Cioè il controllo del voto, e la compravendita.
Può sembrare anche un titano, il
presidente che difende contro tutti l’onorabilità dell’Italia. Residua, debole,
ma pur sempre inalienabile. Che parla giusto. Che dà all’Italia comunque un
governo, se non altro per la faccia del mondo, di Angela Merkel, dei suoi accoliti
a Bruxelles. E difende, almeno lui, il Parlamento, contro i parlamentari stessi
senza dignità e i loro opportunisti presidenti: il Parlamento eletto è costituzionale,
ben più della Corte omonima, di vecchi raccomandati.
Ma Napolitano è anche la dimostrazione che
non ci sono mezze misure in politica. Non nella politica cannibale di questa
Italia neo guelfa: democristiana, moderata, gattopardesca, dorotea, fintamente
laica, fintamente sociale. Protetta dai media di affaristi e banchieri, che
recitano la parte dei democratici e anzi dei democrat (sembra di sognare, ma
era ieri, che le vedettes del Pd
erano De Benedetti, Bazoli, Passera, Profumo, Modiano).
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