“Amicizia
vuol dire comunione, gioia, arricchimento: comunione di vita, gioia di dare e
di ricevere, arricchimento di sapienza e di grazia”. Qui sant’Agostino si
riferisce alla vita in comune nei conventi. Ma è uno che ha “recepito e fatto
proprio il concetto classico dell’amicizia”: Remo Piccolomini, che cura l’antologia
e l’arricchisce di una estesa presentazione e cospicue note, dice l’amicizia
agostiniana la “più umana delle espressioni di associazione che il
cristianesimo ha preso” dall’antichità – tanto più a valere nella società
contemporanea, malata d’“incomunicabilità”.
Curiosamente,
i migliori testi agostiniani in materia, i più promettenti, per esempio “L’amicizia
cristiana”, “La Regola”, ricorrono solo in nota o nell’introduzione, in brevi
menzioni. O sono dette da Piccolomini meglio che nel testo, per es. la “Lettera
a Proba”, con la fulminante conclusione: “In tutte le cose umane nulla è amico
per chi non ha amico” – lo spirito di amicizia è la porta sull’umanità. Ma ce n’è
abbastanza per far riemergere la materia dall’oblio in cui il pansessualismo l’ha
precipitato.
C’è molta
amicizia soprattutto nelle “Confessioni”. È il lascito buono degli anni della devianza,
come sant’Agostino considerava i suoi primi trenta, dapprima nella deboscia poi
nel manicheismo. E c’è il recupero di tutte le connotazioni che la classicità
ha impresso all’amicizia – Pitagora, Socrate, Platone (“Liside”), Aristotele,
Epicuro, Zenone, che tanto entusiasmò Yourcenar, e Cicerone, Seneca, Marc’Aurelio
. La gratuità: “Esiste un’amicizia di benevolenza per la quale noi a volte
offriamo dei doni a quelli che amiamo”. Ma “più genuino” è il trasporto verso
chi “di nulla è bisognoso, a cui non devi dare nulla”, è “più puro e molto più
sincero”. La reciprocità: il concetto classico dell’amicizia è di un continuo
rapporto di benevolenza. E la virtù, la saggezza, come palestra, nel confronto
e col conforto.
Sant’Agostino,
L’amicizia, Città Nuova, pp. 150 €
10,50
Nessun commento:
Posta un commento