Monti ha messo all’inferno le case, Letta
mette fuorilegge gli affitti. Il costo dell’affitto il suo buonuomo Saccomanni
ha portato al 70 per cento del canone, fra imposte dirette e indirette. Col
rischio della morosità, che con la crisi dilaga: varia a Nord (dove ancora è possibile
ottenere una fidejussione bancaria sugli affitti a venire) e al Centro-Sud, dall’Appennino
in giù, Firenze compresa, mediamente va sul 50 per cento, un affittuario su due
non paga.
Il mercato immobiliare già asfittico potrebbe
chiudere i battenti. Trascinandosi ineluttabilmente le banche – il precedente
spagnolo. Il problema dell’Italia era finora il debito pubblico. Ora è duplice:
il debito pubblico e la bolla immobiliare.
È l’eredita del dracula Monti, che tante
rovine ha portato. Ma Letta e Saccomanni l’hanno peggiorata: paga le tasse ora
anche l’inquilino (sembra impossibile, ma è così). Col bisogno di affitti che si
moltiplica, parallelamente alla rinuncia all’acquisto: la domanda di affitti
supera abbondantemente l’offerta.
È l’incapacità del sistema fiscale. Prova
ne è la messa rapidamente fuori mercato, con una serie di adempimenti astrusi, della
cedolare secca. Che avrebbe migliorato gli incassi dell’erario e facilitato gli
affitti..
È un’opinione pubblica assurdamente
becera. Che dà addosso al ceto medio, lavoratori compresi, che pure la esprime,
e senza del quale non c’è economia. E moltiplica i fantasmi dove non ci sono:
Monti, caratteristicamente, fece degli affitti uno snodo dell’evasione fiscale, mentre è vero il contrario – l’affitto non può che essere in chiaro,
l’inquilino ha tutto l’interesse a denunciare un contratto non registrato, venendo
a pagare un affitto minimo e perfino a legalizzare la morosità.
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