Torinese,
inviato del “Mondo”, il settimanale milanese di affari e finanza, Astone non ne
può più.
Solo fare l’elenco
delle malefatte di questi ultimi vent’anni nella Padania gli prende quattrocento
dense pagine. C’è di tutto: corruzione e concussione, grandi affari e
micragnose ruberie, abusi di ogni tipo, perfino lo sfruttamento furbesco della
cassa integrazione, di cui è maestra la Fiat, e una “classe” politica, quella
che ha governato l’Italia nel ventennio, che dire incapace è poco – anche perché
è stata capacissima di lavorare per se stessa.
Il fatto in
realtà non è ignoto. Ma vedere elencate le turpitudini l’una di seguito all’altra
fa impressione. L’Italia si dice in crisi perché ha il peso morto del Sud. E il
Nord? Il Sud non ha impedito all’Italia
di diventare il quinto, o quarto, paese più industrializzato, anzi ha
contribuito molto col lavoro. È il Nord – politico oltre che economico, Astone
avrebbe fatto bene a sottolineare anche questo aspetto - che ha portato l’Italia
alla stagnazione ormai da un quindicennio, e ora alla crisi.
Filippo
Astone, La disfatta del Nord. Corruzione, clientelismo, mala gestione, Longanesi, pp. 409 € 18,80
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