La giustizia segue il suo corso, come si vuole, e il 7 febbraio l’ex
tenente medico Barbara Balanzoni sarà processata con l’accusa di “disobbedienza
grave e continuata”. Per avere aiutato una gatta a fare i gattini. Dieci mesi d’istruttoria,
e ora il processo. Se ne parla perché due senatrici hanno sollevato il caso con
un’interrogazione parlamentare giovedì, Silvana Amati, marchigiani, docente di
Istologia, membro della commissione Difesa
della commissione Diritti Umani,, democrat, e Daniela Valentini, impiegata,
ex consigliere Regionale Pd, membro della commissione Difesa e della
commissione Agricoltura: “La dottoressa
Barbara Balanzoni, che in qualità di ufficiale medico ha prestato servizio
nella Riserva selezionata presso il ROLE 1 della base militare italiana Villaggio
Italia in Kosovo, il 7 febbraio 2014 verrà processata con l’accusa di
disobbedienza aggravata e continuata; unica colpa della dottoressa Balanzoni
risulta essere un suo sensibile e tempestivo intervento per salvare una gatta
rifugiatasi sotto una struttura prefabbricata in un’area riservata del compound italiano”. La dottoressa, che ha
lasciato l’esercito, si difende dicendo che alla mensa ufficiale più che altro
incontrava avvinazzati.
Non
se ne parla perché in Irak e Afghanistan la missione di pace ha portato i
soldati in zone ostili, con tanti morti. Ma questo è il senso delle missioni militari
di pace nelle zone di guerra: una vita di caserma, con tutte le storture della
vita di caserma, aggravate dall’isolamento, in territorio straniero se non
ostile. Missioni del tutto inutili per i fini dichiarati. Giusto un premio a
chi ci partecipa, che può raggranellare con l’indennità di missione il contante
per comprare casa. Onorevole, è quello che fanno le oneste lavoratrici ucraine
o moldave, che si sobbarcano un paio di non autosufficienti per poi tornare al
paese e comprare casa. Ma non c’entra la pace – e le missioni militari non
aiutano nessun bisognoso d’aiuto.
La
cosa riguarda non solo le missioni militari. Al dare e avere della cooperazione
per lo sviluppo si sa – è accertato contabilmente, si è
sempre saputo - che il saldo a favore dei beneficiari è ridotto quando non nullo:
la cooperazione si fa a beneficio degli stessi donatori.
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