Amicizia
– Annegata
nell’omosessualità – il sospetto freudiano, per cui ognuno è un altro, e il
pansessualismo – e nella mafiosità, merita un riesame. Nella condizione umana,
in società, in famiglia, e tra gli stessi amanti. In una col rispetto - con
l’Alterità.
Sant’Agostino la include tra “i beni propri della
natura umana”, come la salute.
È egualitaria. Il modo più diretto, economico
anche, di essere del Sé con l’Altro. Anche se qualcuno arguisce il concetto
classico dell’amicizia come un mutuo,
disinteressato, rapporto di benevolenza – si deve a Cicerone, “Lelio, o
dell’amicizia”, che il vero amico si riconosce nelle avversità, e il reciproco
rapporto tra persone che hanno un comune “sentire”.
Per sant’Agostino, “Lettera ai catechisti”, il proprio
dell’amicizia è “godere reciprocamente in mutua familiarità” – dove godere sta
probabilmente per gioire. L’amicizia, dice anche il santo, viene meno se imposta,
esige reciprocità. Lo dice secondo la dottrina classica dell’amicizia, e in rapporto
all’amore, che invece concepisce come dono di Dio, quindi gratuito, in forza
della fede.
Barbarie – Ha volto necessariamente umano, non può
essere altrimenti . Non c’è barbarie tra gli animali, semmai qualche catena
alimentare - o è barbara la natura? Ma ce l’ha perché se ne maschera, senza ipocrisia: il totalitarismo è prima di tutto
convincente. Siccome i totalitarismi del secolo scorso sono stati sconfitti,
uno dagli Alleati e uno dalla Polonia, si tende a dannarli. Ma un momento prima
erano ben popolari . Anche fuori dai confini, dal dominio totalitario – il sovietismo
vive ancora in molti cuori.
Diavolo – Papa Francesco lo rilancia.
Come già Paolo VI – che però sapeva di zolfo, l’unico papa di cui non si opera
la beatificazione (dispensata perfino a Pio XII, un diplomatico, cioè un
mentitore per professione). È un personaggio comodo: il Male ipostatizzato, e
quasi un bersaglio alle freccette, al tiro a segno. Localizzando il Male, ci
accorda un vantaggio: si sa dove il Male è. O meglio: si suppone, perché poi
non si sa. È come quando un tumore diffuso viene localizzato: è un po’ meglio.
E come presenza, seppure indistinta, è rasserenante, poiché si può
stigmatizzare. Seppure si qualifichi come tentatore: una bella donna
tentatrice, per esempio, non è male, o un milione in contanti dimenticato sul
tavolo
È vero anche che non si nasconde, si presenta
anzi – diabolicamente ? – sotto falsi nomi. L’originale biblico Satana è quello
che impedisce, blocca. Mentre si sa che, invece, si insinua, flessibile,
mascherato. I traduttori in greco della “Bibbia” lo fecero Diavolo, da dia di dialogo e bolos di ballein, che è “gettare” e “danzare”,
quindi un “interballerino”, uno che danza in mezzo – già più intromettente. Ma
è come demone, altra traduzione greca, che è meglio reso: spirito del Male.
L’altra forma dello Spirito che procede da Dio. Il Male, come la santità, non
cessa di soffiare dallo Spirito?
Dio – È utile, anche necessario: per mettere l’uomo
in quadro. Ne marca i limiti, senza negarne la specialità, anzi. Nella vita –
la natura, il mondo.
Non per un calcolo di efficienza. Con Dio e
senza Dio, l’uomo fa ottime cose, e ne fa di terribili. Senza, però, sbarella:
è come se perdesse la misura.
L’Assoluto, giusto il significato della parola,
va subìto, fuori di sé. Pena lo smarrimento. Non ha altro senso l’angoscia (crisi), nel mondo
più ricco e più sano di sempre. O la solitudine nella comunicazione invadente,
schiacciante.
Felicità - Come fine ultimo, si lega
a Epicuro. Probabilmente a torto – la quiete dell’animo è altra cosa che una
corsa a cronometro, in cui si combatte contro un avversario, anzi contro tutti,
senza vederli. Forse è una palla alzata dall’utilitarismo, che consente a J.S.Mill,
“L’utilitarismo”, II, di dire che “è meglio essere un uomo infelice che un
porco soddisfatto”.
Sant’Agostino è quello probabilmente che ci ha
messo più impegno a definirla – anche a inseguirla personalmente. Per ricondurre
il tutto a Dio, e all’amore di dio Ma su un impianto inappuntabile: la felicità
dev’essere perfetta - immutabile e eterna – altrimenti è fonte d’infelicità.
Che sembra un’esclusione della felicità come ricerca, ma non lo è.
Filosofia - È orgoglio, un esercizio
in oneupmanship: ogni filosofo è più
dei precedenti. Più assertivi di tutti sono gli scettici.
Forma – Il Gestalt
è la forma mentis. Oggi sempre più “immagine”.
Madre – È come dice sant’Agostino,
l’eredità – continuità e discontinuità insieme. È incubatrice. Per un fatto fisiologico, come sottolinea
l’ebraismo, ma nel senso più ampio, della complessità corporale. Della razionalità
della complessità, fisica e spirituale, corporea nel senso della circolazione
delle passioni e le energie neuronali, sanguigne.
L’uomo può essere padre, ma è sempre figlio.
Anche quando era patriarca, era sua madre. E non poteva escludere la madre dei
suoi figli. Succede anche nella poligamia: i figli sono della madre. Si
riconoscono come tali. Anche nel mondo arabo, benché l’anagrafe sancisca la patrilinearità,
ibn e abu, figlio e padre. Nella monogamia e nella poligamia, l’uomo è il
nutritore – il provveditore. In Africa la poligamia si vuole matriarcale, l’uomo, anche chief, tribale o di villaggio, è piuttosto un juju, cosa animata: è stato un figli, e i suoi figli sono della
madre.
Suicidio – È “passione
vile” per Porfirio, che pure ne fu tentato, scoraggiato in tempo dal maestro
Plotino. Aristotele lo ritiene un’ingiustizia contro lo Stato. O non dello
Stato? Anche per i primi cristiani il martirio ricercato non era onorevole.
Tuttora turba gli esegeti il martire cristiano che abbraccia il boia, le belve,
il fuoco, l’acqua: Germano, Ignazio, le donne di Edessa, la legione dei 6666
uomini, e Pelagia, di cui Baronio, lo storico dei santi, dirà: “Quia ad hoc
dicamus, non habemus”, non so che dirne. È che l’indifferenza dei martiri alla tortura,
alla croce, ai leoni faceva impazzire Nerone, come più tardi il Grande
Inquisitore.
Gesù stesso, però, insinua Donne, affrettò la
sua morte sulla croce rispetto ai ladroni, testimone san Tommaso d’Aquino:
“Cristo fu causa della sua propria morte, come lo è del suo bagnarsi colui che
potrebbe ma non chiude le finestre, quando piove”. Maometto ergerà il suicidio
a prova della fede, rimproverando agli ebrei la scarsa propensione: “Se la
vostra religione è così buona, perché non morite per essa?”. Ma l’argomento è
meno solido dopo Hitler.
zeulig@antiit.eu
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